VW | alla scoperta della nuova Up! e del Maggiolino rimasterizzato

Motor Show. Auto lucide, quasi unte dagli ormoni dei ragazzini a caccia del binomio figa-macchina. E gli espositori non si fanno certo pregare: confermare lo stereotipo è d’obbligo, pena il deserto ed ideali balle di fieno rotolanti. Il successo di un stand si misura a suon di flash e di patetici approcci con le standiste.
Praticamente impossibile fotografare modelli di quattroruote rimasti vergini da carne scoperta e ditate di sedicenni con lo zaino e vocette stridule e stonate che provano ad ergersi di qualche decibel fuori da muri di suono che ovattano i sensi, mentre in piena frenesia tattile toccano di tutto: non si sa mai che si riesca a sfiorare pure qualche chiappa.

Motor Show. E cavalli, cilindrate, chilometri con un litro, sogni in vendita. Possibilità di finanziamento.
I sogni, appunto. Ospite della Volkswagen insieme all’amico Gabriele di Bobos mi fanno vedere il nuovo Maggiolino e la nuova Up!.
E chiedo, non senza l’imbarazzo di uno spatentato in mezzo a giocattoloni di cui fa tranquillamente a meno, qual è il sogno che stanno cercando di vendere.
L’icona, mi rispondono. Quella che negli anni ’50/60 è entrata nella storia della cultura pop. Lo spirito libero, quasi in contrasto con le teutoniche affidabilità, qualità, serietà del marchio.

E come mai, chiedo e mi chiedo, nessuno oggi (a parte Apple) sembra in grado di costruirne di nuovi, di sogni. Perché accontentarsi di ri-aggiornare i vecchi?
Tant’è. Silenzio surreale. Le suddette balle di fieno rotolanti entrano e diventano le protagoniste per i successivi cinque minuti.
La tentazione di andarlo a chiedere ai ragazzini che sciamano come falene è grande quanto la paura di ciò che risponderanno quindi decido di lasciar perdere.
Ché dopotutto sempre meglio questo sogno, che è riciclato ma affidabile, piuttosto che qualche altro, sempre riciclato ma con cinquecento ragioni in meno per investirci sopra qualche stipendio.
E con il modello Fender puoi sempre mettere la musica a palla e fregartene di tutto e di tutti.
Avere un auto, oggi, sembra un monumento al nihilismo.

Discorso diverso per la Up!
Che nasce nuova e, dichiaratamente, per conquistare il mercato delle city cars. Qua la parola “sogno” viene debitamente impacchettata, sigillata, ripiegata e – puff – di che stavamo parlando? Ah già, di affidabilità, consumi, prezzo, dimensioni, traffico, parcheggi, mogli, spesa, palestra.

E mentre sul palco si suona con l’iPad (e nel backstage scopro che le celebrities possono essere molto meglio di come me le immaginavo e riempio l’iPhone di interviste che non leggerete mai – fuori target, qui – ma che farò ascoltare volentieri a quanti, come me, spesso vivono di preconcetti) sgattaiolo tra un Red Ronnie sul punto di precipitare da uno scalino e cerco di immedesimarmi nei corpi delle ballerine (1€ per ogni occhio che casca lì e me ne torno a casa con la macchina nuova e l’autista), che per fortuna fanno da calamita alle decine di portatori d’ormoni che altrimenti m’impedirebbero di fotografare i due splendidi prototipi – versione Buggy e versione nautica – che sembrano usciti, stavolta sì, da un sogno artificiale à la Paura e Delirio a Las Vegas. E, visto il posto, non è difficile immedesimarsi.

la nuova Up! in versione Cross quattro porte, in arrivo nel 2012
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