Issues | Bizzarro Magazine

Se ami il cinema, i fumetti, la carta, avere tra le mani il primo numero di Bizzarro Magazine è come tenere un gioiello. Che sta per esplodere.
Il primo numero della rivista nata dalla collaborazione tra Laboratorio Bizzarro – costola editoriale di Bizzarro Cinema – e Passenger Press è dedicato interamente all’Apocalisse, con un guest editor del calibro del nostro C&B, una grafica d’altri tempi e contenuti che ti terranno appiccicato (per una volta, per fortuna, non allo schermo) là sopra mentre olocausti nucleari, cyborg, deserti radioattivi, meteoriti, terremoti devastanti, post-umani, cavie da laboratorio, sport violentissimi, sette, maremoti, distese di spazzatura, prenderanno vita e si agiteranno nella tua testa.

Non facilissimo da trovare – i punti di distribuzione cartacea sono davvero pochi (online si acquista qua e c’è pure la versione iPad su Ultima Kiosk) – Bizzarro Magazine è però una rivista da avere assolutamente.
Ne parliamo con Marco Andreoletti, metà di Passenger Press, che insieme al suo socio Christian G. Marra ha curato l’aspetto artistico del magazine.

Ciao Marco, andiamo a bomba (non a caso, visto il tema) su Bizzarro Magazine: com’è nato e come siete stati coinvolti voi di Passenger Press?

Tutto è nato dopo l’uscita di Passenger Magazine 2. In quel volume eravamo risuciti ad avere storie inedite di Bruce LaBruce, Pang Ho Cheung e Lloyd Kaufman. Tutta gente che in certi ambiti ha un bel peso. I ragazzi di Bizzarro si sono subito dimostrati entusiasti e non hanno mai mancato di farcelo presente. Poi loro hanno maturato la decisione di avviare una loro casa editrice dedicata al cinema. Serviva qualcuno che ne curasse l’aspetto artistico e così hanno pensato (bene, spero) di rivolgersi a me e Christian.

Direi benissimo: esordire con un primo numero dedicato all’apocalisse mi pare un ottimo biglietto da visita ed un inequivocabile manifesto d’intenti.

Effettivamente non hai tutti i torti! Scherzi a parte il genere si prestava perfettamente alla nostra idea di cinema. Nel post-atomico ci trovi il lavoro d’autore, il cinema sperimentale, l’icona pop e la boiata a zero budget. Poi è un genere che, pur di nicchia, è stato prodotto dalle cinematografie di tutto il mondo.

E infatti il dizionario essenziale è un pozzo senza fondo di visioni: ce n’è per tutti i gusti, per tutte le serie (dalla A alla Z), dagli autori… “d’autore” agli onesti artigiani ad oscuri maestri del cinema orientale. E soprattutto ce n’è da passare serate sul mulo o in riva al torrente a cercare.

Il succo è quello. Trattare con il rispetto che merita anche la cultura considerata tradizionalmente bassa. Il pop è un magnifico calderone dove ci bollono 1000 ingredienti diversi. Naturale che il risultato sia bello saporito. Peccato che lo si tenda a prendere troppo poco sul serio. Bizzarro parte da materiale di partenza “leggero” ma lo sviluppa in modo estremamente serio. Non sono molte le riviste di cinema dove puoi trovare articoli così lunghi e articolati. Poi scopri che sono dedicate a un videogioco post-atomico. Tutto merita profondità e serietà. Se dopo si riesce a rendere il tutto anche divertente e fruibile allora tanto meglio.

Il risultato funziona. Soprattutto per l’andamento “irregolare”, con fumetti all’inizio, poi i film…
Non è come quella miriade di magazines pieni di rubriche con foto e due righe di testo che sembrano blog – e in effetti lo sono, blog di carta quindi completamente inutili – mentre Bizzarro ti tiene attaccato lì, senza la necessità di andare a vedere continuamente sul web il link ad un progetto o un prodotto.
Mi sembra, in effetti, che nonostante la gran quantità di informazioni e i tantissimi “tunnel nel tempo e nello spazio” che ti rimandano in altrettanti luoghi, mentali e culturali, alla fine tutti quei tunnel ti riportino dentro al magazine, che ho letto e vissuto come fosse un concept album, quindi con una rara coerenza dall’inizio alla quarta di copertina.
E, come un libro, non c’è bisogno di uscire dalla lettura per godertelo. Tutto quello di cui hai bisogno è lì dentro.
Anche il dizionario essenziale ti fa immaginare i film e finché non arrivi all’ultima pagina questo ti basta.

Prima di tutto grazie per i complimenti. Naturalmente i margini di miglioramento sono moltissimi, non è che capita tutti i giorni di inventarsi una rivista dal nulla. Già dal prossimo numero ci dovrebbero essere diversi miglioramenti. Il fatto che Bizzarro sia percepito come un bel blocco compatto mi fa piacere. Doveva essere qualcosa di importante e di collezionabile. E’ il motivo per cui in tante sezioni abbiamo scelto un approccio estetico piuttosto “antipatico”, in antitesi a tante riviste farcite di effetti speciali. Pensa invece a Studio. Elegante, rigorosa, piena di articoli lunghi su temi non certo da bar (scritti da Dio, tra le altre cose). Una volta terminata la riponi in libreria, mica la butti nella differenziata. Bizzarro doveva essere così, dare quella sensazione.

In cosa consiste lavorare all’aspetto artistico di una rivista?
Avete lavorato a distanza insieme alle altre anime di Bizzarro, oppure tutti insieme in una stanza, come si faceva una volta?

Aspetto artistico significa: font, layout, griglie, selezione degli artisti, formato… e un milliardo di altre cose. E tutto deve incastrarsi con il resto e comunicare un’idea precisa. Ci abbiamo lavorato a distanza. Io da Bergamo, Chris da Milano e Daniele “Danno” Silipo ed Alessandra Sciamanna [i due fondatori di Laboratorio Bizzarro, NdR] da Roma. Poi i singoli interventi sono arrivati dai quattro angoli del globo.

Vi siete ispirati a qualche magazine in particolare, o più d’uno, per la struttura e la grafica?

Tra le influenze metterei sicuramente Little White Lies, la già citata Studio, un sacco di libri d’arte e qualche autoproduzione di lusso.

Tipo?

Mi piacciono un sacco le robe del Team Evil, Otaku Magazine, Beautiful Decay. Poi, tanto per confermare che dentro sono un metallaro sedicenne, anche Nordic Vision spacca di brutto.

Bizzarro Magazine è disponibile anche su iPad attraverso Ultima Kiosk.
Tu lo consigli? E che ne pensi in genere delle riviste su tablet? Sei un purista della carta?

L’idea del tablet mi piace per prodotti tipo l’Internazionale o il Corriere. Attualità stampata in centinaia di migliaia di copie. Per un progetto come Bizzarro ci deve essere la carta. Se si mantenessero certe produzioni su supporto fisico e si spostassero tutte le altre (quelle “a scadenza”) in digitale sarebbe un compromesso perfetto. Penso farebbe bene anche all’ambiente. Detto questo ammetto di non avere un tablet e le due volte che ho letto fumetti dal monitor mi sono sentito un coglione.

La penso esattamente come te.
Chi è il lettore-tipo, se ce n’è uno, di Bizzarro Magazine?

Quelli che al momento del cambio da VHS a DVD sono corsi nelle videoteche a fare razzie.

Hai reso l’idea!
E tu che di che VHS hai fatto razzia?

Ti dico solo che tengo ancora accanto al televisore la VHS originale di Scontri Stellari Oltre la Terza Dimensione e Alien degli Abissi. E non ho neppure più il lettore.

L’apocalisse come la immagini?

Ho sempre avuto un debole per le meteore. Poi vuoi mettere che figo stare in cima a una collinetta e guardare un palla di fuoco grossa come il Nord Italia che ti arriva addosso?

Qualche indizio su prossimo numero? Alla fine del primo si vede una pistola ed una mano da zombie.

Western anomalo. Esiste qualcosa di meglio?

Tipo Liberty Valance che torna dall’aldilà?

Anche! Si parlerà di El Topo, del western gotico all’italiana, delle derive surrealiste… Tutto declinato a cinema, fumetti, narrativa e videogiochi.

A proposito di questo: si nota l’assenza della musica.

Lo spazio era già poco, ci mancava di aggiungere altro! Però effettivamente nel numero western un paio di paginette ci stanno…

Grazie per la disponibilità Marco.

Grazie per il supporto sia da parte della Passenger Press che da Laboratorio Bizzarro. Daniele e Alessandra hanno un grande progetto e il talento per realizzarlo. Mancate solo voi.

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