100 anni di guerre (viste da una cucina)

I morti a causa di una guerra, nel secolo scorso, sarebbero 162 milioni.
Numeri: senza un volto, una storia, un corpo freddo da immaginare. E quando la vita stessa (o la sua fine) diventa una cifra pian piano le emozioni che l’accompagnano si raffreddano nel surgelatore della razionalità e non rimane altro che un gelido susseguirsi di somme da sbattere nell’ennesimo articolo di giornale o in un grafico interattivo sul web.
Clara Kayser-Bril, Nicolas Kayser-BrilMarion Kotlarski, rispettivamente project director in una società di consulenza ed ingegneria, datajournalist e fotografa, sono invece riuscire attraverso una macabra opera d’arte a metà tra l’installazione e l’infografica, a ridare corpo (e soprattutto sangue) a 38 di quei 162 milioni di morti, con una tavola piena di barattoli, bicchieri, brocche e pentolini pieni di sangue, riempiti in base al numero di caduti in 25 conflitti (o giù di lì) degli ultimi 100 anni.

In 100 years of world cuisine, se l’attacco alle due torri è un piccolo pentolino, l’olocausto è una grossa e traboccante teglia; se per afghanistan, cecenia e guerra alla droga in messico bastano dei portaspezie e l’ultima guerra in Iraq non arriva a metà di un bicchierone da cocktail, per le guerre civili africane, i conflitti nel sud-est asiatico e l’epica battaglia di Stalingrado servono dei grossi barattoli come quelli che usi per fare le olive in salamoia.
Un’opera provocatoria (qui puoi vedere l’immagine ingrandita) che però riesce a dare un’idea di quanto sanguinoso sia stato il XX secolo, quello in cui tutti noi siamo nati.
E speriamo davvero di non finire nel prossimo barattolo…

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