Ale Bremer: la paper jewelry non è un’opinione

Non mi aspetto che un gioiello duri per sempre, ma il dover temere una goccia di pioggia o l’umidità della notte non fa per me (non immaginatemi però ad andar per boschi al chiar di luna…).

Così, in barba a tutte le splendide idee sul riuso creativo dei materiali da macero, i gioielli di carta non li ho mai presi in considerazione, soprattutto perché mi piace indossare solo accessori che non son costretta a tenere come una reliquia e che abbiano un peso e una consistenza considerevoli.

Per di più, sono irresistibilmente attratta dalle pesanti strutture meccaniche, magari bullonate/rivettate e anche un po’ armoniche, vagamente steam punk ma più spintamente trash, gioielli insomma che potrebbero essere quelli creati dal surrealista svizzero H. R. Giger in un’altra vita.

Ale Bremer mi ha fregato e non mi ha lasciato scuse per non parlare di lei! Perché questa artista texana di El Paso fa della carta un uso così trasversale e sostanzioso che con le sue creazioni potrebbe facilmente “accendere” il costumista di Mad Max e avere tra le sue clienti Tina Turner in persona (oltre che me, ma tra un po’, al prossimo stipendio…).

Fedele al mio gusto però, i pezzi che più ammiro della sua collezione non hanno al loro interno un solo coriandolo di carta; in particolar modo gli orecchini “Spring Butterfly Metamorphosis”, leggiadri frammenti di farfalla pendenti  in oscillazioni casuali che assecondano i movimenti del corpo e rappresentano idealmente il divenire nel processo biologico di metamorfosi della farfalla stessa.

Le sue creazioni si acquistano su Etsy.

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