The book is on the table

UOMINI SI DIVENTA
Michael Chabon
Rizzoli 2010

Comprato in stazione a Roma lo scorso inverno, mentre un mal di testa di livello 4 (su 5) semplificava al massimo i miei pensieri che in quel momento, in effetti, erano appena due: vedere di non perdere il treno e cercare di arrivare a casa il prima possibile per sentire la voce di mia figlia, che in quel momento mi mancava da morire.

Uomini si diventa è il mio primo, e per ora unico, libro di Michael Chabon. Autore sul quale ho letto meravigliose recensioni ma che finora – piuttosto superficialmente, lo ammetto – ho evitato per via delle foto in quarta di copertina e sui giornali: troppo bello per essere un bravo scrittore. Se sei uno scrittore e sei bello devi scegliere da che parte stare. Se il tuo target sono stuoli di donne dall’appetito letterario corruttibile (da una foto ammiccante) allora metti ovunque la tua faccia. Se vuoi che ti legga il sottoscritto (altrettanto corruttibile, ma in senso inverso) evita le foto. Sforna capolavori e non farti vedere troppo.

L’irrazionalità del mio giudizio su Chabon si è ribaltata dopo aver “divorato”, in treno, Uomini si diventa.
La diffidenza si è trasformata in ammirazione, tanta ammirazione da sfiorare l’invidia.

Perché Chabon, in questa sua autobiografia, riesce dove tu quotidianamente fallisci: dire a chi ami che, quanto, perché li ami. A comunicare la tua esatta posizione in quel complesso micro-sistema che è la Famiglia. E a farlo con una leggerezza che non banalizza ma, al contrario, “scalda” ancor di più ogni parola.

Quello che tu così raramente riesci a fare, con uno sguardo “da papà”, un abbraccio o un ti voglio bene al tuo compagno o alla tua compagna, una pacca sulla spalla da figlio a padre, Chabon lo fa continuamente, per tutto il libro, raccontando la sua vita attraverso errori, momenti comici, fallimenti. Con un’intensità fuori dal comune, che riesce addirittura a liberarsi dal peso materiale di pagine e parole e ad entrarti dentro, ricollocando quello che finora pensavi fosse il centro (Tu), dividendolo in sistemi binari dove il centro è invece quella forza incredibile attorno alla quale gravitano i rapporti.
Tu sei padre, figlio, compagno solo perché dall’altra parte c’è qualcuno a bilanciare il sistema.
E riuscire a dire a chi sta dall’altra parte che tu sei lì – sei quel puntino che fa ciao ciao con la manina – che sei lì solo perché c’è anche lui/lei credo sia un dono bellissimo.
Nella migliore delle ipotesi regaliamo un po’ di noi stessi agli altri, ogni giorno. Chabon invece riesce a regalarsi ogni giorno un pezzetto degli altri e a far loro capire quanto ne è grato.

Quando chiudi il libro ti senti l’ultimo degli idioti, che può solo sperare di riuscire a comunicare a sua figlia, alla sua compagna, a suo padre e a sua madre quanto, come, perché…
Per poi ridurti a “tradurre” quelli che sarebbero migliaia di lacrimosi abbracci in qualche stupido sms.

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