In questi giorni avevo perso la mia way of thinking sulla moda.
Vorrei ritornare alle radici di quella che dovrebbe essere una scrittura libera senza compromessi. Qualcosa che si tenga fuori dalla cricca dei grandi marchi patinati, che di certo non hanno bisogno di avere altri fiumi di parole. Né qui né altrove. Se ne può parlare anche nei prossimi giorni.
Come avevo detto all’inizio lo schema non mi era ben chiaro. Speravo si modificasse o si sconvolgesse. E così è successo: mi concedo una pausa per parlare di un marchio che mi ha colpito molto. Mi riferisco a Gudrun & Gudrun.
Quello che ha attirato la mia attenzione camminando fra gli stands, in primis, è stato un micromondo fatto di soffice lana.
Avvicinandomi sono stato gentilmente accolto da due ragazze danesi che, super-entusiaste, raccontavano il loro progetto. Un prodotto artigianale, fatto a mano, made in Faroe Island, isole sono situate tra il Mar della Norvegia e l’Oceano Atlantico con poco più di 40 mila abitanti e una lingua tutta loro.
Il loro approccio alle cose che le circonda si fonde con la loro visione dell’abito.
Mi raccontavano che avevano deciso di sfilare a modo loro, senza dover pensare a inviti giornalisti e la scia appesantita dei commentatori. Infatti, per raggiungere il luogo della loro sfilata, era necessario prendere una barca, incamminarsi per 2 ore a piedi in un lungo sentiero e arrampicarsi in climbing da temerari. Il video della sfilata si vede direttamente sulla home page del loro sito.