Oltre a quello che c’è nella bottiglia, per il vino è fondamentale tutto il contorno: da ciò che ci mangi assieme (se, ovviamente, ci mangi assieme) fino alla compagnia e al posto.
In vita mia, oltre ad aver bevuto di tutto – dal vino che ti lascia addosso un ricordo più intenso di quello di un vecchio amore a quello in mega-fiaschi che corrode il fegato – ho anche avuto modo di sperimentare varianti quasi infinite per quel che riguarda il contorno: degustazioni (dall’ordinariamente al mediamente) chic si sono alternate a bevute selvagge, con lunghe parentesi giovanili fatte di ore passate in osterie/circoli, dove ero più di casa che a casa mia.
Una sola cosa non sopporto, a tavola come nella bottiglia: lo spreco.
E se è difficile veder sprecata anche una sola goccia di nettare bianco o rosso, con le bollicine o senza, quando sei con amici come quelli con cui sono cresciuto (passare in uno dei tanti paesini che punteggiano le colline attorno a Jesi (AN) per credere), in occasioni più formali capita spesso che un’ottima bottiglia rimanga abbandonata nell’angolino, mezza piena o mezza vuota.
In quel caso il contorno, il contesto, non è all’altezza del vino. Che sia un vino da 3€ o uno da 70€ è lo stesso.
Quindi superiamo il tabù che vuole insostituibile la classica bottiglia di vetro da tre quarti e quando è il caso valutiamo le alternative.
Come Oneglass, che ho appena scoperto su segnalazione dell’azienda che produce queste confezioni monodose di Pinot Grigio, Vermentino, Cabernet Sauvignon e Sangiovese.
L’idea è splendida, il packaging pure.
E a proposito del packaging: il materiale è poliaccoppiato, composto principalmente di carta e molto sottile. Quindi anche l’impatto ambientale è minimo.
Oneglass lo trovate qui e prossimamente sarà anche possibile acquistare online.