Internet Archaeology

Ho iniziato a usare internet quando ancora non c’era Google. Le ricerche le facevo su Hotbot (per quelle più specifiche c’era Yahooka, che non c’entra niente con Yahoo, ed ora non c’è più) e quasi sempre finivo su qualche pagina Geocities. Dipendeva poi dal periodo: potevo imbattermi in bizzarre iconografie arcane, come in stomachevoli illustrazioni da giovane wiccan, o inquietanti ritratti di Kurt Cobain fatti a mano da ragazzine con troppo tempo libero a disposizione oppure gif animate fantasy-fricchetton-sataniche.

Tutto era lento. E quando le immagini si caricavano erano quasi sempre una schifezza. Ma una schifezza che arrivava dall’altra parte del mondo, che chiamavi scrivendo qualcosa sulla tastiera. Ora sembra normale ma all’epoca la sentivi l’emozione di scoprire dove finisse tutto quel mondo che passava attraverso il gracchiare del modem: tutti i testi dei Sonic Youth? Wow. Il sito dei giapponesi feticisti delle ragazze in impermeabile? Doppio-wow.

Andare su Internet Archaeology, per quelli vecchi (in anni-web) come me, è come aprire una scatola di ricordi.
Un’archivio dov’è conservato il peggio – o sarebbe meglio dire ciò che è più emblematico – dell’estetica del web, com’era più di 10 anni fa.
Datemi pure del nerd ma ogni tanto la lacrimuccia ci prova a venir giù.

via

co-fondatore e direttore
Mostra Commenti (6)
  1. è vero, ed è tutto così strano e lontano da non sembrare vero. in effetti, allora internet sembrava di proprietà dei teenager americani. io avevo 14 anni e mi piacevano i prodigy (una sbandata tamarra e festaiola che precedeva la presa di coscienza del mio amore per la musica elettronica), andavo su internet per cercare le loro foto (cosa ci avrò trovato di bello in quella rana travestita da punk che era il front-man?!). mal sopportavo il rumore del modem a 56k, e ora invece mi sembra quasi musicale, e invidio il mio collega che ce l'ha come suoneria sul telefonino. le ricerche si facevano su altavista, le notizie si leggevano su lycos. scaricavo file midi. nessuno però invidiava il fatto che io andassi su internet, sembrava una perdita di tempo da nerd (e lo ero, nerd, in effetti). eppure così ho imparato l'inglese (perché di siti italiani quasi non ce n'erano) e anni dopo grazie a queste surfate primitive sono riuscita a entrare in un'università di lingue con un terribile test d'ingresso (un'altra cosa da nerd, a pensarci bene). Bella segnalazione, questo sito. Finisce subito tra i miei preferiti.

    Francesca

  2. Vero! I Midi…

    E mi ricordo che i primi Mp3 ci volevano ore a scaricarli.

    Ci ho messo giorni per fare un cd con roba presa da oscure etichette indipendenti tedesche di musica elettronica (praticamente solo effettazzi flanger e phaser).

    E poi niente siti in flash…

    Pagherei per avere la cronologia dei giri che mi facevo in rete.

  3. Già, ore su Napster per una sola canzone. Nel frattempo, per fare presto, continuavo a registrare su cassetta le puntate di b-side con alessio bertallot (era radio2?).

    Ogni tanto vado su http://www.archive.org/web/web.php
    scrivo l'indirizzo di un sito longevo e guardo che homepage aveva negli anni '90. Fantastico!

  4. Ah pure io l'ho scovato tempo fa, è un sito davvero interessante per chi ha vissuto quel periodo eheh. Ma è anche una grande scoperta, da questo tipo di siti si potrebbe già iniziare a pensare a come rendere i rimasugli questa tecnologia "preistorica" un ottimo archivio storico per le future generazioni.

  5. Bella la "nerdstalgia"!

    E comunque sì, credo che a questo punto gli storici debbano occuparsi anche di internet. sarebbe ora.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.