Ice Music Festival… ma non solo! Voglio andare a vivere in montagna!

Ebbene sì, Toto Cutugno voleva andare a vivere in campagna, mentre io dopo questa mini-vacanza voglio andarmene sui monti!

Un paio di settimane fa sono stata spedita in Alto Adige da Simone e Francesca per partecipare, durante il weekend, all’Ice Music Festival;  è stata la mia prima volta da “inviata speciale di Frizzifrizzi” e devo dire che nonostante il mio primo pensiero sia stato: “Noo, ancora freddo!”, alla fine si è rivelata un’esperienza davvero particolare.

Giovedì pomeriggio, dopo aver riempito la valigia con i maglioni più pesanti che ho trovato, gli scarponi da neve e i pantaloni da sci, sono salita su un treno in direzione Bolzano, dove ho trascorso la notte. Il mattino successivo, davanti ad un buon cappuccino ho conosciuto i miei compagni di viaggio: Andreas, che lavora per l’Alto Adige Marketing e per l’occasione ha vestito i panni della guida locale, Giacomo, che si occupa di digital communications a Milano, e Michele che scrive per TvBlog.

Dopo il salto il resto del reportage

Siamo partiti in auto, lasciandoci alle spalle la città e per addentrarci sempre più nella valle: sempre meno fabbriche, meno case, meno strade, più montagne, fiumi, verde e finalmente la neve.

Visto che la fame cominciava a farsi sentire, Andreas ci ha portati a pranzo in un agriturismo, per farci immergere fin da subito nei sapori locali. Insieme ai proprietari del ristorante e a Manfred, un suo amico che ci ha raggiunti per pranzo, ha ripetutamente insistito sull’importanza di fare un pasto iper sostanzioso, accompagnato da una buona dose di vino, che ci avrebbero aiutato ad affrontare il freddo sul ghiacciaio. Come rifiutare?!

Dopo una bella scorpacciata di spätzle (gnocchetti verdi, mmhh!!), era giunta l’ora di dirigerci all’Ice Dome, la struttura entro la quale si sarebbe svolto il concerto di ice music. Tutto è nato da un’idea di Tim Linhart, artista del ghiaccio americano, portato in Alto Adige da Paul Grϋner, imprenditore della zona e proprietario dell’hotel in cui abbiamo alloggiato.

Paul e gli organizzatori del festival, ci hanno raccontato che il progetto è stato avviato quattro anni fa, con la realizzazione di un primo igloo sperimentale, più piccolo e più a valle, che però si è sciolto con i primi caldi. Allora è stato progettato quello attuale, nell’inverno 2007/2008, a 3100 metri d’altitudine. Tim ha cucito a mano una sorta di pallone gigante (come quelli delle mongolfiere), che è stato posto su una buca scavata nel ghiacciaio, per poi venire ricoperto da uno spesso strato di neve e ghiaccio.

L’Ice Dome resta aperto solo in periodi prestabiliti durante l’inverno, come in occasione dell’Ice Music Festival, e d’estate viene chiuso e ricoperto da un telone protettivo che respinge i raggi solari e ne permette la conservazione. In origine era alto 18 metri, ma ci hanno raccontato che attualmente è un po’ più basso, perché il ghiacciaio è in movimento e ciò causa piccole modifiche alla struttura dell’igloo.

Per arrivare a destinazione abbiamo preso una funivia e poi il gatto delle nevi (per me è stata la prima volta!), anche se durante il tragitto non abbiamo potuto goderci il panorama, visto che tutto ciò che si vedeva era: bianco, bianco e ancora bianco! Sembrava di stare dentro una nuvola di zucchero filato, peccato non fosse commestibile!

Scesi dal gatto poi, la temperatura si è fatta sentire e come diceva Michele “saranno anche -25°, ma con questo vento sembra di stare a -40°”!! Viste le condizioni meteo, non ci eravamo nemmeno accorti di avere davanti l’Ice Dome che si mostrava ai nostri occhi come una grossa montagna di neve con due piccoli ingressi. Esternamente magari non rendeva molto, ma una volta dentro, si era avvolti dalla magia.

C’era un’atmosfera davvero particolare, quasi mistica, e io me ne stavo lì in silenzio a bocca aperta ad ammirare quello che si può fare con un elemento naturale cui di solito non diamo molta importanza. Anzi, se ci pensiamo bene, nella vita di tutti i giorni è presente solo nel nostro freezer e sulle strade d’inverno causandoci anche non pochi problemi!

E invece eccolo diventare protagonista di una struttura davvero suggestiva: immaginatevi di essere in un prezioso scrigno fra le montagne, seduti su morbide pelli, circondati da magici effetti di luce dati dal candore della neve e dalla lucentezza del ghiaccio, accostati a ingegnosi giochi cromatici tra l’illuminazione naturale che filtra dai due ingressi e luci artificiali che mutano insieme alla musica. Come non restare a bocca aperta?!

Di fronte a noi era stato allestito un piccolo palco su cui erano posizionati i delicati strumenti musicali che di lì a poco sarebbero stati animati da tre bravissimi musicisti: due arpe, una serie di strumenti a percussione e un corno, tutti rigorosamente di ghiaccio.

Per prima è arrivata Sidsel Walstad, arpista norvegese. Bionda, minuta, vestita di bianco dalla testa ai piedi: pelliccia, gonna, stivaletti e accessori vari. Il suo ingresso, devo ammettere che ha contribuito a creare quell’atmosfera magica e fuori dal tempo di cui parlavo prima: sembrava una fatina delle nevi e sarebbe potuta stare benissimo nei racconti delle Cronache di Narnia, come controparte della perfida Strega Bianca.

Poi sono saliti sul palco anche gli altri due, la cantante Lena Nymark e Terje Isungset, che ha iniziato a produrre ice music nel 1999.

Monica, una delle organizzatrici della manifestazione, mi ha raccontato che gli strumenti vengono costruiti di volta in volta, in occasione dei concerti e non tutti i tipi di ghiaccio sono adatti, quello artificiale, ad esempio, non suona. Quelli di questa edizione sono stati realizzati poco prima dell’inizio del festival, utilizzando acqua e ghiaccio di un lago della Val Senales e Paul mi ha spiegato che quando viene prelevato il materiale, non devono esserci onde, vento e anche il modo in cui viene tagliato e lavorato influisce notevolmente sul suono e la tonalità.

Nelle due settimane in cui svolge l’Ice Music Festival, gli strumenti restano all’interno dell’igloo che viene aperto solo poche ore al giorno in occasione dei concerti e chiuso subito dopo; durante il primo weekend c’erano talmente tante persone che hanno dovuto bloccare l’accesso perché la temperatura si stava alzando talmente, che gli strumenti cominciavano a risentirne!

Per Terje era stata allestita una postazione simile a quella dei dj, con una serie di strumenti a percussione, una sorta di xilofono e un corno di ghiaccio. L’arpa di Sidsel è invece stata realizzata dall’americano Bill Covitz, che nel suo passato da chef era solito accompagnare i suoi prelibati banchetti con coreografie “ghiacciate” e ha deciso di abbandonare la cucina per fondare Ice Matters, un laboratorio di scultura di ghiaccio.

Dopo un breve saluto di benvenuto in diverse lingue, ha avuto inizio la magia: siamo stati avvolti da luci blu e da un fruscio di onde e grazie a queste sonorità così vicine alla natura, siamo entrati nel mondo incantato della “musica di ghiaccio”. Suoni davvero particolari e unici, alcuni duri, come quelli provenienti dal corno, addolciti però dall’accompagnamento della voce delicata di Lena.

Devo ammettere che gli effetti acustici, in alcuni punti quasi hip hop, del corno non mi hanno entusiasmato, ma altre canzoni potrebbero stare benissimo nel mio I-Pod: melodie leggere e dolci, perfette per accompagnare momenti di relax e per staccare la spina dal caos nel quale viviamo di solito!

L’Ice Music Festival è terminato lo scorso weekend, ma se siete curiosi di entrare nella cattedrale di ghiaccio, siete ancora in tempo! Fino a Pasqua viene proposta un’alternativa insolita per trascorre l’après-ski in maniera rilassante e concludere al meglio una giornata trascorsa sulle piste: dei chill-outs domenicali in questa location assolutamente suggestiva!

Ho scoperto anche che l’Ice Dome è molto gettonato per fare servizi fotografici e si tiene qui la finale e la premiazione di una gara di snowboard sponsorizzata da Burton, azienda leader nel settore dell’abbigliamento e delle tavole da snow. Manfred raccontava anche che molti redazionali di moda sono stati realizzati nel ghiacciaio della Val Senales e le modelle venivano preventivamente sottoposte ad una seduta di canederli e vino per resistere al freddo in abiti succinti!

Tornati in albergo, abbiamo finalmente incontrato Paul, il proprietario, di cui avevamo tanto sentito parlare e devo dire che è stata una conoscenza davvero piacevole. Appena lo vedi capisci subito che è una persona gioviale e disponibile e parlandoci un po’ traspare subito l’amore per la sua terra e la voglia di farla conoscere in tutte le sue sfaccettature.

Oltre all’Hotel Golden Rose, a Certosa, gestisce anche un rifugio in cima al ghiacciaio e una vecchia casetta doganale al confine con l’Austria, in cui si possono trascorrere piacevoli momenti fuori dal tempo. Ma Paul è all’avanguardia anche per quanto riguarda la gastronomia; ha rivisitato in infinite varianti il piatto tipico sϋdtirolese, i canederli: li ha abbinati ai gamberi, al tartufo, alla carne e li ha fatti persino dolci, per trasformare la ricetta più tradizionale in un piatto chic e di lifestyle, legato comunque alle origini. A cena ci ha proposto una degustazione di canederli, che non avevo mai assaggiato e ho apprezzato parecchio!

Insomma un vero sperimentatore, che è pure fra i fautori dell’Ice Dome e che al prossimo Cosmoprof a Bologna, presenterà una linea di cosmetici realizzati con un minerale che si trova solamente nei sassi del ghiacciaio della Val Senales.

Sono stata rapita completamente dai suoi racconti e dalla sua voglia di fare e alla fine mi ha detto: “Sai, ho pure una famiglia!!”, all’inizio mi sono chiesta come facesse a fare tutto, ma poi ho capito che se credi in quello e ti piace davvero, trovi il tempo per tutto!

Ero partita con l’idea di assistere solamente ad un concerto di musica di ghiaccio, in una location particolare e invece ho scoperto, per mia fortuna, moltissime altre cose, ho conosciuto una zona piena di potenzialità e risorse, con tanta voglia di sperimentare. Una valle che non è solo un’attrattiva turistica in cui trascorrere le vacanze sugli sci o facendo escursioni (come pensavo prima!), ma è un luogo dove si può benissimo vivere. Chiaramente se si è abituati al caos di una metropoli, l’impatto con il silenzio e la vastità delle montagne è piuttosto forte, ma credo qualche mese all’anno lassù farebbe sicuramente bene a ciascuno di noi! Nel poco tempo in cui sono stata in Alto Adige, ho cercato di staccare la spina dalla vita quotidiana per godermi al 100% questa esperienza e devo dire che sono tornata a casa rilassata e più serena. Peccato che appena ho rimesso piede nella normalità sono stata assalita da una serie di persone urlanti, mail da leggere, problemi da risolvere, il caos! Ho ardentemente desiderato di teletrasportarmi di nuovo in Val Senales!  Purtroppo ancora non ho questo dono, ma mi sono ripromessa di tornarci presto e spero di aver fatto venire un po’ di voglia anche a voi!

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  1. Che emozione! Tutto questo ghiaccio mi ha fatto venire in mente l'ultima sfilata di Chanel di cui si parlava con Kasia. Avevo visto un servizio su questa manifestaz al tg, molto suggestiva… grande Giuly!

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