La fotografia è l’occhio meccanico (o elettronico, se si parla di digitale) che congela la realtà che hai di fronte nell’istante in cui schiacci il pulsante.
Ma se il momento da congelare, la sensazione da registrare non è di fronte, ma dentro di te, allora puoi fabbricartene una ad hoc: usando Photoshop o, molto più artigianalmente, costruendotela con le tue mani.
Proprio sul concetto di realtà giocano le opere di Andrea Aversa, che realizza dei veri e propri set in miniatura utilizzando materiali di recupero, dipingendo scenografie, scolpendo e modellando i suoi soggetti che, infine, fotografa.
E lo spettatore, in bilico tra la logica e la sua vocina che dice “è una foto, quindi esiste”, e l’esperienza che dall’altra parte urla “no, ma può essere fatta al computer!”, si perde in un mondo surreale, evocativo, sicuramente molto teatrale e, soprattutto, fatto a mano. Come un quadro, una fila di pane, un vestito su misura.