Dopo moltissime ore di sonno rispetto alla mia abituale media, mi sono svegliata con le papille gustative ancora “provate” dagli assaggi dei due giorni precedenti. Mi mancava la mia acqua, l’unica che bevo in Italia. La blasonatissima acqua francese non mi piace, non mi disseta, è amara.
Per il mio palato le esperienze gastronomiche di quei giorni sono state piacevoli, ma per dovere di cronaca devo ripetere qui quello che ho detto al telefono a mia madre: a tutte quelle complicatissime preparazioni, ricchissime di componenti, ingredienti, spezie, condimenti io preferisco una cucina più essenziale. Non sono una noiosa italiana mangia spaghetti, ma preferisco che nel mio piatto ci siano sapori più netti, meno “manipolazioni”.
Finito lo sfogo gastronomico, riprendo con il racconto…la fiaba.
Siamo stati portati a bordo di una Bentley degli anni ’60 verniciata con i colori della Veuve Clicquot, nel cuore pulsante dell’azienda, nei laboratori dove si scelgono i vini che compongono lo Champagne. Già perché, a differenza di quanto io pensassi fino a quel momento, lo champagne non nasce dalla spremitura e doppia fermentazione di una sola uva, ma dal complesso assemblaggio di almeno 70 tipi diversi di vino appartenenti a tre vitigni: il 20% di Pinot Meunier (che conferisce gli aromi fruttati), il 50% di Pinot Noir (per la componente tanninica e il sapore di minerali) ed il restante 30% di Chardonnay (per la componente fresca, gli aromi di limone e agrumi).
Quella mattina abbiamo assaggiato i tre vini principali che compongono lo Champagne del 2007 e poi l’assemblaggio finale.
Gli enologi d’ora in poi godranno del mio rispetto incondizionato. E’ un lavoraccio assaggiare centinaia di vini per poi sceglierne 70 nella giusta percentuale. Le mie papille erano flippate solo dopo tre assaggi.
Sono tutti vini molto “acidi” altrimenti non rifermenterebbero per dar vita alle bollicine. Un duro lavoro insomma.
Dopo aver visto il “lato meno romantico dello champagne” (parole di Aisha Thompson bellissima e simpatica Senior Marketing & Communications Manager V.C.) siamo andati a pranzo in centro a Reims al Café du Palais, qui ci hanno raggiunto tra gli altri Madame Roselyne de Casteja – VIP Relation Manager , Edouard de Nazelle – VCP Ambassador ed erede di Madame Clicquot e ovviamente diverse bottiglie di Veuve Clicquot.
Tutti insieme, dopo pranzo abbiamo goduto di una visita molto speciale alla cattedrale di Notre Dame di Reims, in quando abbiamo avuto accesso a parti che normalmente i turisti non possono visitare ed una guida veramente eccezionale: Patrick Demouy professore universitario e medievalista, autore di un libro sulla cattedrale di Reims.
Ultima tappa: visita alle cantine, che non sono proprio quello che uno si aspetta, ma un vero è proprio salotto decorato da sculture di Victor Navlet e decorazioni luminose del designer Franck Franjou. E voi pensate si potesse scendere nelle cantine senza fare neanche un brindisi? Assolutamente no!
Devo confessare che proprio durante quel brindisi nelle cantine ho cominciato a prenderci veramente gusto, la mia lingua ha cominciato veramente ad apprezzare il sapore oltre che a distinguerlo. E’ stata come una piacevole rivelazione, come quando ci si scopre innamorati…
A domani per l’ultima puntata!