A volte, in questo strano lavoro di blogger, mentre si sta per (troppe) ore davanti alla scrivania e allo schermo di un computer a lavorare per cercare notizie e dar forma agli articoli, viene da chiedersi come ti vedono quelli che stanno al di fuori del tuo mondo. Lontano dalla cerchia di amici, per i quali Frizzifrizzi equivale a volti, voci che conoscono, chiacchiere e bicchieri di vino, ci sono tutti gli altri per i quali non siamo altro che un’entità senza corpo, dove dei nomi da associare a piccole foto scrivono, segnalano, qualche volta rispondono alle mail e qualche volta no.
Per questo le poche uscite ufficiali che facciamo, per cronica mancanza di tempo, sono sempre una piccola sorpresa. Una sorta di micro-tour per andare a conoscere quelli con cui ci scambiamo le mail ed entrare in contatto con chi invece non ha idea di chi siamo, e vedere che effetto fa.
Venerdì scorso io e Francesca siamo partiti da una Bologna immersa in quello che probabilmente era l’ultimo giorno davvero caldo dell’anno, per arrivare in una Milano semi-allagata dalla pioggia.
Con noi avevamo degli inviti per andare alle presentazioni di alcune collezioni, altri ci aspettavano nelle nostre caselle mail. Nel portafogli, l’accredito per Milanovendemoda, fiera che eravamo curiosi di vedere, anche se non del tutto sicuri che ci avrebbero fatto entrare perché nessuno dei due, ufficialmente, è un giornalista.
Per raccontarvi collezioni ed eventi lascio la parola a Francesca e ai suoi articoli che usciranno tra oggi e domani. Quello di cui voglio parlarvi io, invece, è quello che ha visto un blogger in un mondo che di solito, al contrario, fa riferimento alla carta stampata o alla tv.
Quello che ho visto è un mondo diviso a metà. Dove ragazze mie coetanee o più giovani di me consegnavano cartelle stampa in mano a giornaliste più attempate, che ovviamente si conoscevano tutte tra loro e che lavorano per testate a volte prestigiose, altre volte molto più derelitte di un blog fatto in casa come il nostro. Il tutto durante eventi organizzati da professionisti o professioniste che corteggiano un trafiletto su un giornale di provincia ma snobbano del tutto un sito come il nostro che arriva a oltre 5000 visite al giorno.
Il limite l’abbiamo raggiunto a Milanovendemoda, dove alla fine ci hanno accreditato senza problemi e dove nonostante girassi con il permesso scritto per scattare fotografie, solo in pochi ci hanno lasciato fotografare abiti e stands, soprattutto dopo che comunicavamo al titolare del brand di turno che eravamo di un blog (un cosa? – era la domanda più frequente – Blob? – no, è un blog, internet – Internet? Allora no, non potete fotografare).
In piena paranoia da falsificatori in incognito, vecchi e vecchie abbronzati e con borse da 1000€ ci cacciavano dagli stands (per lo più brutti e molto simili tra di loro). Ovviamente ci sono state delle eccezioni, per fortuna. Ma alla fine quella che mi sono portato a casa è l’idea di un mondo chiuso su se stesso, lento e decadente, che naviga sopra alle proprie certezze forse con più sicurezza di quanto io e Francesca navigavamo con le valigie bagnate per le strade di Milano, ma quelle certezze, viste con l’occhio di chi ne sta al di fuori, erano più fragili di una zattera di fortuna costruita male.
Completamente all’opposto, invece, l’evento Fornarina Urban Beauty Show, dove i protagonisti erano i giovani, da quelli assoldati per disegnare le collezioni a quelli che ballavano in pista, ai bloggers di provincia come noi che per una volta avevano l’ingresso vip.
Ci siamo divertiti come i matti a girare in lungo e in largo per il capannone affittato per l’occasione, a scattar foto e a vedere in faccia tanti nostri lettori che per caso incontravamo durante la serata. Il massimo è stato andare in giro a fare coolhunting (le foto le trovate in uno dei prossimi articoli), scoprendo che quasi tutti quelli che vedevano il logo Frizzifrizzi sul biglietto da visita ci conoscevano già, chi dal blog, chi da Myspace, chi perché un’amica vi segue sempre…
Alla fine, dopotutto, i nostri lettori sono questi: i più colorati, i più divertenti, tutti con mille altre attività oltre ad un lavoro ufficiale più o meno noioso. Gente che lascia volentieri le zattere malferme a quelli che non sanno guardare lontano ma che piuttosto preferiscono nuotare a stile libero, destreggiandosi con abilità tra le onde.
Un saluto e un grazie a tutti quelli che abbiamo incontrato.