Che anno è stato il 2018?
Personalmente ho cambiato lavoro, fatto parte dell’organizzazione di un paciugo e di un letterpress workers come mai prima, conosciuto molti amici e addirittura nuove intere famiglie.
Nel frattempo abbiamo anche un nuovo Governo, quello del cambiamento espresso in questo contratto, e alcuni decreti legge che non sappiamo se porteranno qualcosa di diverso o banalmente lasceranno tutto immutato. Probabilmente scopriremo di aver perso dell’altro tempo prezioso.
Che anno è stato il 2018?
Uguale al precedente, forse. Ciò che ho di più caro è sempre più stretto al mio cuore, e ciò che reputo vero mi è un po’ più chiaro e un po’ ridotto nel numero. Si è fatta selezione emotiva e pratica, buon vino e tante parole sono fluite in bellissimi eventi e occasioni speciali.
Che hanno è stato il 2018?
Bello.
Lo spero per tutti voi e vi auguro che ancora migliore possa essere il 2019.
Queste parole di felicità e gioia hanno però un prezzo che non concede alcuna possibilità ai saldi di fine stagione o alle banalizzazioni che vanno ora tanto di moda. In questo mondo di sovrapproduzione e sovraconsumi c’è ancora chi non ha da mangiare e da vestire, lotte da rispettare e da sostenere, e assieme una memoria cortissima e un quantitativo di cazzate che ogni giorno ci vengono rovesciate addosso da considerare.
Ogni cosa ha un prezzo e noi, mi viene da dire, non dobbiamo dare nulla per scontato.
Non a caso questo bisticcio va a Dario, amico tra i tanti che ho da quando sono bambino e vera ricchezza della mia vita. Ogni tanto quando abbiamo la fortuna di passare una serata assieme e dirci da quanto ci conosciamo, mi sembra di celebrare quella incredibile e infinita forza che dà l’amicizia, che non ti lascia mai solo.
E se le cene sono i nostri riti celebrativi, allora forse l’unica religione che abbiamo è la nostra amicizia. Mi sta bene così, buon qualsiasi cosa a voi!