Megariassunto del BilBOlbul 2017 (prima che cominci, anzi no, è già iniziato)

È un tardo pomeriggio di metà novembre. Le vie di Bologna sono affollate, i negozi ancora aperti, i locali cominciano a pulire per la serata. Entro nella sede dell’associazione culturale Hamelin con una bottiglia di vino — me l’ha portato poco prima un’amica e quando vedo che lì dentro sono in piena riunione operativa decido di condividerlo con tutti. Si distribuiscono i bicchieri, accompagnati da taralli che arrivano direttamente da Bari (da Hamelin c’è sempre qualcuno che sta per partire o è appena arrivato da una “missione”, in Italia o all’estero — mostre, attività nelle scuole, formazione per insegnanti, educatori, bibliotecari e librai — e chi torna porta sempre qualcosa).

È su quei tavoli, in quelle riunioni, che da 11 anni si costruisce uno dei festival del fumetto più importanti a livello internazionale, il BilBOlbul, che prende il nome dall’omonimo fumetto di Attilio Musino, considerato il primo comic italiano in assoluto.

Tenutosi in febbraio/marzo per tutte le prime edizioni, dal 2014 il BBB (acronimo che di recente viene utilizzato al posto della dicitura per esteso) si è spostato a novembre, inaugurando un nuovo format che, più che sulle grandi mostre e sui grandi nomi (che comunque ci sono sempre stati e sempre ci saranno), puntava sui giovani, sulla scoperta e sul processo creativo, cominciando a organizzare eventi a marchio BBB anche durante il resto dell’anno, e incominciando un’opera di “sfestivalizzazione” del festival che trova il suo coronamento in questa edizione 2017.

L’immagine del BBB17 è del l’illustratore e fumettista francese Éric Lambé, che sarà protagonista di una mostra e di una serie di incontri durante il festival
(courtesy: Hamelin)

Un anno di BilBOlbul, tre giorni di festival

Questo il motto del nuovo corso.
Le date ufficiali, come indicato sul sito e sul programma (che da libriccino è diventato un più pratico poster pieghevole) sono 24 — 26 novembre. Ma il nuovo BBB è già cominciato prima del 24 e non si concluderà il 26.
Non è neanche detto che finisca, in effetti, e magari andrà semplicemente a fondersi a fuoco lento con l’edizione del 2018, che poi sfocerà tranquilla nel 2019 e così via.

Per chi ama i confini ben definiti — e una parte del pubblico del fumetto, quella più “feticista”, è caratterizzata da un certa puntigliosità — questo può essere un problema. Perché una sorta di scatto concettuale è richiesto anche al fruitore del festival: non è obbligatorio, nel senso che, come molti facevano in passato, si può benissimo vivere il nuovo BBB cercando di accumulare — tra l’arrivo e la partenza — più esperienze possibili, tra inaugurazioni, incontri, dediche, selfie con l’autore, rinfreschi, acquisti al bookshop. Ma la maniera migliore per utilizzare al meglio il proprio tempo è immaginare il BilBOlbul come un’architettura modulare.

Il programma del BBB17
con il calendario e i luoghi, compresi quelle delle mostre OFF
(courtesy: Hamelin)

Sempre in piedi, anche quando i moduli cambiano

Se in un edificio, un mobile, un software costruito in base ai principi della modularità vai a sostituire o riprogettare un modulo, non è necessario modificare tutto il resto: la casa, l’armadio e il programma rimangono su lo stesso.
Allo stesso modo, l’edificio-BilBOlbul rimane sempre in piedi. Non viene demolito e ricostruito ogni anno, eppure è in costante mutazione: dentro, le stanze si muovono, appaiono, scompaiono, si allargano.
Semplicemente, per convenzione, il cartello attaccato fuori cambierà da BBB17 a BBB18 e via così (come, sempre per convenzione, continuiamo a utilizzare il calendario anche dopo aver letto L’ordine del tempo di Rovelli).

«I moduli», spiegano quelli di Hamelin, «sono costruiti intorno a un autore, un genere, uno stile o un argomento».

Illustrazione di Guido Volpi per il libro “La tenda rossa di Bologna”, scritto da John Berger e pubblicato da Modo Infoshop editore
(courtesy: Hamelin)

Per coloro che (di nuovo) amano i confini ben definiti, nonché i cartelli, quello che recita BBB17 è stato ufficialmente appeso già a metà ottobre, con un progetto dedicato al critico d’arte, scrittore, pittore, poeta e autore teatrale John Berger.
A partire dal lavoro di Berger, la sua amica e traduttrice Maria Nadotti ha tenuto una lectio magistralis presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, un’incontro con una quinta liceo, e un dibattito presso la Libreria Modo Infoshop.

«Il macrotema, che è poi uno di quelli più importanti per il BBB17 è “come si guarda”», mi racconta Ilaria Tontardini di Hamelin.
Perché alla base, la struttura portante è la vocazione pedagogica che da più di vent’anni è la pietra angolare di tutte le attività dell’associazione culturale.
«Il motore che alimenta tutto è il lavoro coi ragazzi», dice Ilaria. Anche nel festival: «la parte che non si vede — quella della formazione, dei laboratori — è la parte forse più importante. Ma è anche la più difficile da comunicare».

Animali pedagogici

Questa attitudine nei confronti della formazione ha portato il BBB ha stringere ancora di più la collaborazione con un altro evento bolognese, il Bologna Jazz Festival, che pure dà molto spazio a progetti didattici e laboratori.

«Ci siamo “annusati” già da tempo noi e il Jazz Festival, riconoscendoci entrambi come “animali pedagoggici”», ha detto qualche giorno fa Emilio Varrà, presidente di Hamelin, presentando la performance/laboratorio Segnosonico, che ha coinvolto studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, del Liceo Musicale Lucio Dalla, del Conservatorio Giovanni Battista Martini e del Liceo Musicale Lucio Dalla in un’improvvisazione tra disegno e musica, diretti dal pittore, grafico, illustratore e fumettista Stefano Ricci e dal vibrafonista Pasquale Mirra.

Frutto di questa intesa inter-festivaliera sono anche i manifesti del Bologna Jazz Festival realizzati da uno dei più grandi illustratori del mondo, Lorenzo Mattotti, visibili sia sugli autobus cittadini che per le strade (grazie alla collaborazione con un altro festival, Cheap, che ruota attorno alla street art).

I manifesti realizzati da Lorenzo Mattotti per il Bologna Jazz Festival
(courtesy: Hamelin)

Lo stesso Mattotti è protagonista anche di un mostra, inaugurata nel periodo pre-festival, dedicata ai suoi primi lavori e intitolata proprio Mattotti. Primi lavori, con il grande artista coinvolto anche in una lezione con gli studenti dell’Accademia, durante la quale ha raccontato i suoi inizi, e in un incontro con gli studenti del Liceo Musicale Lucio Dalla e del Liceo Artistico Arcangeli per parlare del rapporto (cruciale) tra la musica e le sue storie.

Incroci

A questo punto saranno ormai evidenti gli intrecci, che per chi scorre con attenzione il programma del BBB diventano ancora più evidenti.
«In maniera forse suicida abbiamo tolto le presentazioni. Ci sono gli autori del festival e su quegli autori facciamo un investimento di incontri, di “incroci”. Questo c’era anche gli anni prima ma quest’anno abbiamo voluto sottolinearlo ancora di più», spiega Ilaria Tontardini.

Ma visto che la parte dedicata alla formazione potrebbe — come la porzione sommersa di un iceberg — non attirare l’attenzione di chi arriva a Bologna per un autore, un’opera, una mostra, una firma… «non c’è il rischio che un certo tipo di pubblico possa percepire un festival in tono minore rispetto agli anni scorsi?», chiedo a un certo punto dei miei 58 minuti di registrazione, intervallati dai saluti di chi va e chi viene e dalle voci che arrivano ininterrottamente dall’altra sala (frequentando Hamelin da qualche anno mi sono accorto che la quantità di decibel prodotti durante le loro riunioni è tanto più grande quanto più ci si avvicina all’inizio del festival).

«Abbiamo fatto e stiamo facendo tanta comunicazione sul nostro nuovo format. Però, certo, il rischio c’è. Soprattutto per questo primo anno che possiamo considerare come “di transizione”», mi risponde Ilaria. «Ma alla fine del festival dell’anno scorso ci siamo detti che gli obiettivi, quelli che avevamo all’inizio, li abbiamo raggiunti. Dieci anni fa nessuno considerava la graphic novel, nessuno considerava il fumetto d’autore. Ora se ne parla molto, fin troppo. E nasce un problema contrario, riportare le persone a leggere, a capire, e invece di riempire il tempo e lo spazio con mille incontri, focalizziamoci su qualcosa».

I moduli: musica, comico, narrazioni non lineari

Quel “qualcosa” sono appunto i moduli, uno dei quali è proprio la musica. Si è già detto di Mattotti e di Stefano Ricci e Pasquale Mirra. Ma c’è anche Elisa Talentino, che presenta Dandelion, un corto d’animazione realizzato durante una residenza d’artista.
Ispirato a una danza tradizionale occitana, Dandelion parla di sentimenti e seduzione, e nasce dalla collaborazione con la grande compositrice e violoncellista canadese Julia Kent.

Le due saranno anche protagoniste di una performance presso l’Atelier Sì, dove Elisa (che terrà pure un workshop sull’incontro tra serigrafia e risograph) personalizzerà la porta del locale, che ogni anno viene disegnata da un artista diverso.

Facce ride: il comico

Un altro dei filoni su cui va a indagare il BBB è quello del comico, iniziando da un maestro assoluto come Benito Jacovitti, del quale quest’anno si celebrano i vent’anni dalla scomparsa e al quale è stata dedicata una delle mostre principali — Il teatrino perpetuo — e un incontro che ne mette in dialogo le opere con quelle di autori contemporanei.

Più di 100 opere in mostra, in occasione del ventesimo anniversario dalla scomparsa di uno dei più grandi autori italiani, Benito Jacovitti
(courtesy: Hamelin)

I lavori jacovittiani in esposizione saranno tantissimi. Ma la produzione di Jac è sterminata, ed è stato comunque necessario fare una rigida selezione.
«L’idea», spiega Ilaria Tontardini «è far vedere il “lato B”, mostrare che dietro all’“horror vacui” della sua produzione c’è una critica nei confronti di un paese, l’Italia, e di un periodo. Far vedere come la forma-fumetto diventi una forma per raccontare una teoria sul mondo».

Il catalogo della mostra, realizzato in collaborazione con Coconino, oltre a opere e saggi contiene anche una sezione in cui alcuni autori delle generazioni successive — Paolo Bacilieri, Maicol & Mirco, Marco Corona, Francesca Ghermandi, Marco Taddei, Miguel Ángel Martín e Gilles Bachelet — parlano del “loro” Jacovitti. «Quello che hanno letto, studiato, “mangiato” fin da ragazzini», aggiunge Ilaria.

Classe 1983, Fabio Tonetto lavora con l’animazione, il fumetto e l’illustrazione.
Nel 2017 ha vinto il premio Boscarato del Treviso Comic Book Festival come miglior autore unico per “Rufolo” (Eris Edizioni) e ha da poco pubblicato “Zambesi”, su testi di Paolo Cattaneo (Delebile Edizioni)
(courtesy: Hamelin)

Da un mostro sacro a un giovane autore, Fabio Tonetto, capace di portare il tema del comico ad altissimi livelli di sperimentazione attraverso più linguaggi: l’animazione, il fumetto, l’illustrazione, le arti plastiche…

Protagonista anche di due incontri, la sua è una delle mostre col materiale più eterogeneo. «Oggi non ho fatto niente sarà una mostra folle», dice ridendo Ilaria. «Ci sono arrivate scatole piene di cose assurde: una specie di idolo intagliato nel cocco con del peluche sulla testa; giocattoli di tutti i tipi… E Fabio continua a spedire materiale».

Il padre del fumetto

Terzo grande tassello nel modulo del comico è un autore che da quasi due secoli proietta la sua influenza sul mondo del fumetto. Si tratta di Rodolphe Töppfer, artista svizzero che visse nella prima metà dell’800 e che da molti è considerato come il primo fumettista della storia, oltre che il primo teorico del fumetto.

Illustrazione di Rodolphe Töpffer, autore ottocentesco ritenuto il “padre” del fumetto
(courtesy: Hamelin)

Attorno a lui, alle sue opere e alla sua azione determinante sulla storia della narrazione per immagini ruota il convegno che tradizionalmente apre il festival, mentre una rilettura delle storie töppferiane sarà affidata a due brevi fumetti commissionati dal BilBOlbul allo svizzero Nicolas Robel e alla coppia Ratigher/Francesco Cattani.

Le due storie, insieme a tanto altro materiale su Töppfer, verrano pubblicate su quello che rappresenta un’altra grande novità di questa edizione del BBB, e cioè

Il libro

«Conoscendoti, secondo me ti interessa parecchio», dice Ilaria tra un sorso di vino e l’altro.
«Una delle cose che ci tortura dal primissimo anno del festival è che non ci fosse nulla, nei nostri programmi, che restasse anche dopo. Non ci interessa molto fare un catalogo. Ma quest’anno siamo riusciti a realizzare qualcos’altro. Cioè registrare in corso d’opera che cosa vuol dire costruire un festival, cosa vuol dire ragionare sugli argomenti di un festival e sulle domande che un festival ti pone».

Un estratto della storia di Cattani e Ratigher, ispirata a Töppfer e pubblicata nel volume “BBB17 in corso d’opera”, che verrà venduto durante il festival
(courtesy: Hamelin)

Intitolato BBB17 in corso d’opera, uscirà nei giorni del festival e, oltre al focus su Töppfer, conterrà, tra le altre cose, un dialogo tra Stefano Ricci e Pasquale Mirra sull’improvvisazione, e una conversazione a più voci su un altro dei temi principali, il fumetto non narrativo, e sul senso che esso ha oggi. Sullo stesso tema anche un articolo di Fabio Donalisio e un’intervista a Conor Stechschulte.

La mente ricostruisce ciò che manca

Con alle spalle oltre dieci anni di autoproduzioni e alcune opere per Fantagraphics e Breakdown Press, Stechschulte è uno dei nomi più interessanti del fumetto contemporaneo, che l’autore utilizza per sperimentare tecniche di disegno e di stampa, narrazioni non lineari, forme astratte, ripetizioni e associazioni di immagini.

Una tavola di “Christmas in Prison” di Conor Stechschulte
(courtesy: Hamelin)

Il peso dell’acqua è il nome della mostra che il BBB gli dedica, insieme a una serie di incontri, uno dei quali vedrà anche la partecipazione dell’altro “non lineare” ospite di questa edizione, il belga Éric Lambé.

Apparizioni/Sparizioni, una delle mostre principali del festival, «non sarà un’esposizione che segue un ordine cronologico», spiega Ilaria Tontardini «quanto piuttosto gli stili e la composizione delle immagini».

Lambé è anche recente vincitore del Fauve d’Or 2017, assegnatogli dal Festival internazionale di Angoulême per il libro Paesaggio dopo la battaglia, realizzato insieme a Philippe De Pierpont, sceneggiatore e cineasta che è a sua volta al centro di una rassegna di proiezioni presso il Cinema Lumière di Bologna.

La copertina di “Paesaggio dopo la battaglia”, di Éric Lambé e Philippe de Pierpont. Il libro, pubblicato in Italia da Coconino, ha vinto il Fauve d’Or 2017 al Festival internazionale di Angoulême
(courtesy: Hamelin)

Parliamo di autoproduzioni

Gli intrecci — tra collaborazioni con altri festival e autori in mostra che partecipano agli incontri e alle attività di formazione — continuano pure nell’ennesimo nuovo progetto del BBB17, e cioè URCA, un vero “festival nel festival” (che ha anche un Tumblr dedicato) nonché un’evoluzione dei progetti BBBzine e BBBlab, entrambi nati nelle scorse edizioni e focalizzati sulle autoproduzioni editoriali e della microeditoria.

È interamente curato da Delebile, che è uno dei più interessanti piccoli editori indipendenti a livello internazionale, ha base a Bologna ed è da sempre in rapporto strettissimo con Hamelin e il BilBOlbul.

La locandina del “festival nel festival” URCA, curato da Delebile.
L’illustrazione è di Dario Sostegni
(fonte: Delebile)

«Hanno fatto tutto loro», dice Ilaria con un certo orgoglio. «Hanno selezionato gli autori, fatto gli inviti, organizzato gli incontri. E nessuno meglio di loro poteva farlo. È un gruppo di persone che fa molta ricerca sulle autoproduzioni, che ha uno sguardo molto acuto e altrettanto interrogativo».

Un’intera città di mostre OFF

E se il BBB è l’edificio principale, quello che non cade mai ma si trasforma, durante i giorni caldi del festival attorno ad esso si sviluppa un vero e proprio “villaggio” che coincide con gran parte della città. Un dedalo di esposizioni, inaugurazioni, performance, presentazioni che va sotto il nome di BBB OFF e quest’anno ha una serata interamente dedicata, quella di giovedì 23.

Battezzata Seratoff, sarà una vera e propria notte bianca del fumetto, durante la quale, a partire dalle 18,00 si concentreranno tutte le inaugurazioni.

Tre tavole dell’illustratore francese Bastien Contraire
(courtesy: Hamelin)

Il BBB Ragazzi

Come ogni anno, anche l’edizione 2017 vedrà una serie di iniziative dedicate a bambini e ragazzi, tra cui una delle mostre principali, Tante intruse e tanti intrusi, del giovane illustratore francese Bastien Contraire che gioca sui criteri con cui giudichiamo ciò che è simile da ciò che è diverso, tema affrontato anche durante il workshop che terrà presso la Biblioteca Salaborsa Ragazzi.

Parte del collettivo Papier Gache, Contraire utilizza una tecnica di stampa in voga a fine ‘800, il pochoir (ne parliamo anche qui) e tutte le immagini sono frutto di mascherine che lui ha creato, sovrapposto e colorato.

Con la medesima tecnica, l’artista decorerà anche una stanza del Cappello Rosso, albergo che tradizionalmente chiude l’edizione del festival con la visita aperta al pubblico di una delle camere dell’hotel interamente decorata da un artista sempre diverso.
Stavolta, però, gli artisti saranno due: oltre a Bastian Contraire, che disegnerà gli oggetti che ci si porta dietro quando si viaggia, anche la giovane illustratrice romagnola Irene Penazzi avrà la sua stanza, nella quale un ideale giardiniere smarrisce i suoi attrezzi tra boschi e cespugli.

Illustrazione di Irene Penazzi
(courtesy: Hamelin)

Finito?

In realtà no, perché c’è molto altro — sia di visibile che di più nascosto (l’iceberg, ricordate?) — a formare un programma che si allarga su più fronti e, allo stesso tempo, per ciascuno di essi va a scavare in profondità.

Auguri a chi cercherà di vedere tutto semplicemente accumulando inaugurazioni!
Il vero spirito del BBB quest’anno passa più che mai per le aule, le tavole rotonde e le discussioni su ciò che significa oggi — e significherà in futuro — fare fumetti, leggere fumetti, parlare di fumetti e, più in generale, produrre e saper leggere le immagini.

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