Giulia Garbin, Stefano Riba, “Tipi di Bologna”, 2017 (foto: Sasa Stucin)

Tipi di Bologna: un libro illustrato dedicato alla storia della stampa a Bologna

Classe 1987, triestina e oggi londinese d’adozione, Giulia Garbin è un’illustratrice, graphic designer e art director con una passione per la tipografia. Qualche anno fa realizzò un progetto sulla cosiddetta “strada dell’inchiostro”, un via di Londra in cui nel ‘500 nacquero le prime tipografie e le redazioni dei giornali, a cui seguì, nel 2014, Tipi di Torino, un libro illustrato dedicato alle storiche tipografie torinesi, pubblicato dal piccolo editore indipendente Print About Me in collaborazione con Archivio Tipografico.

All’epoca lo sfogliai pensando che, vista la storia e la ricchezza della tradizione tipografica italiana, l’idea si potesse allargare anche ad altre città, ed è poi quello che è successo davvero visto che è arrivato anche Tipi di Bologna, prodotto in tiratura limitata, disegnato, stampato e rilegato a mano.

Giulia Garbin, Stefano Riba, “Tipi di Bologna”, 2017
(foto: Sasa Stucin)

Frutto della collaborazione tra Giulia (alle illustrazioni), Stefano Riba (ai testi), la tipografia e officina grafica bolognese Anonima Impressori (per la stampa in linocut delle immagini e in linotype dei testi, oltre alla rilegatura) e Griffo, la grande festa delle lettere, che ha prodotto il progetto, Tipi di Bologna racconta la storia della stampa a Bologna seguendone le vicende e i personaggi a partire dal ‘400 e arrivando fino ai giorni nostri.

Lo scorso marzo, quando venne stampata la parte illustrata del libro, partecipai ad una piccola presentazione all’interno del laboratorio di Anonima Impressori, ed ebbi modo di scattare qualche foto del “making of” e scambiare due chiacchiere con Giulia Garbin e con Stefano Riba, giornalista, curatore e fondatore della galleria Van Der.

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Giulia Garbin, Stefano Riba, “Tipi di Bologna”, 2017
(foto: Sasa Stucin)

Com’è nato Tipi di Bologna?

Stefano Riba: Tramite Print About Me, l’editore di Tipi di Torino, siamo entrati in contatto con Veronica Bassini di Anonima Impressori, che ci ha proposto di fare qualcosa di simile sulla storia tipografica bolognese. Giulia era interessata a continuare e quindi abbiamo cominciato a lavorarci. Sono stati poi Manuel Dall’Olio e Mirit Wissotzky di Griffo a unire tutto e a dare il via al progetto.

Che differenza c’è tra Tipi di Bologna e Tipi di Torino?

Stefano Riba: Questo è un lavoro un po’ diverso. Lì c’erano racconti di prima mano di persone che avevano smesso di stampare da poco o che ancora continuavano a farlo. In Tipi di Bologna, invece, siamo dovuti partire dai primordi, dal ‘400, arrivando fino al presente.

Giulia Garbin, Stefano Riba, “Tipi di Bologna”, 2017
(foto: Sasa Stucin)

Avrete fatto tantissima ricerca.

Stefano Riba: La ricerca che ho fatto è stata principalmente sui libri. Nel comitato scientifico di Griffo ci sono grandissimi esperti che hanno dato ottimi suggerimenti bibliografici.
Non volendo fare un tomo accademico, sono andato a scegliere le storie che mi interessavano di più e che potessero interessare Giulia. Storie che non riguardano soltanto i tipografi.

Giulia Garbin: La parte della ricerca è stata la più divertente. Ho consultato molto libri e moltissime fotografie. Da alcune foto, ad esempio, ho ricostruito delle immagini e le ho poi adattate alle storie.

Visto che non tutto il materiale raccolto, credo, sia poi entrato nel libro, come avete fatto a coordinarvi tra voi su cosa inserire?

Giulia Garbin: Raccogliendo i testi, Stefano cercava di capire quali di essi avrebbero potuto funzionare visivamente, come illustrazioni.

Giulia Garbin, Stefano Riba, “Tipi di Bologna”, 2017
(foto: Sasa Stucin)

Come hai lavorato a livello di disegno?

Giulia Garbin: Ho fatto dei collage e da quelli ho disegnato degli schizzi, che poi sono stati passati sul linoleum e da lì alla stampa.

Prima, Stefano, dicevo che le storie non riguardano solo tipografi.

Stefano Riba: Il libro parte dal ‘400, l’epoca di Francesco Griffo. Bolognese, disegnò il primo carattere corsivo.
Ma la storia della tipografia, a Bologna, è inscindibile da quella dell’università, e nel ‘500 ci sono stati scienziati importantissimi — ad esempio Jacopo Berengario da Carpi con le sue tavole anatomiche, o Ulisse Aldrovandi e la sua storia naturale — che diffondevano le loro conoscenze attraverso libri che erano anche oggetti d’arte, essendo frutto della collaborazione tra quegli uomini di scienza e stampatori e illustratori.

(foto: Frizzifrizzi)

Come si sviluppa la narrazione di Tipi di Bologna.

Stefano Riba: Passa da un secolo all’altro in maniera abbastanza fluida. Anche perché le storie sono spesso connesse.
Come quelle di Niccolò Tebaldini e Carlo Manolessi, entrambi del ‘600. Tebaldini fu editore del primo periodico bolognese e quando morì il patrimonio di macchinari in suo possesso venne comprato da Carlo Manolessi, un notaio interessato all’editoria.
Era il periodo dell”Inquisizione, e Manolessi fu trovato con un libro all’indice, intitolato Divorzio celeste. Venne processato e condannato a tre anni di carcere, che non scontò perché molto ricco, però dovette comunque subire una punizione a base di scudisciate. Nonostante questo, continuò a essere affascinato dal “proibito” e dieci anni dopo pubblicò le opere di Galileo.

Per quanto riguarda il presente?

Stefano Riba: Si parla di Simoncini, e siamo andati ad intervistare alcuni tipografi di persona. Anche loro hanno storie bellissime.
C’è ad esempio il signor Foresti, che ha ancora una tipografia in zona Ospedale Maggiore, che ora portano avanti i figli. Ci ha raccontato di quando nel dopoguerra faceva l’apprendista e venivano bruciati i caratteri in legno per riscaldarsi. Oppure di quando la sua stamperia era sotto terra e in caso di pioggia si formavano dei fiumiciattoli e le macchine facevano le scintille.

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(foto: Frizzifrizzi)

Tipi di Bologna verrà presentato giovedì 23 settembre, assieme ad una mostra delle illustrazioni, presso lo studio Dina&Solomon in Strada Maggiore 51, a Bologna.

Il libro è una produzione di Griffo, la grande festa delle lettere.
Illustrazione e design: Giulia Garbin.
Ricerche e testi: Stefano Riba.
Typesetting, stampa e rilegatura: Anonima Impressori.
Project manager: Manuel Dall’Olio (Dina&Solomon)
Consiglieri scientifici: Paolo Tinti e Chiara Reatti.
Con il supporto della Fondazione Del Monte.
Partner tecnico: Fedrigoni.

(foto: Frizzifrizzi)
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