La mostra di Damien Hirst a Venezia

«È incredibile dove si possa arrivare con un 4 in arte,
un’immaginazione bacata e una sega elettrica»
Damien Hirst, mentre ritira il Turner Prize alla Tate Gallery di Londra

A Venezia da mesi non si fa che parlarne. Tutta la laguna aspettava il suo arrivo e tutti si chiedevano: “cosa diavolo si inventerà questa volta?”
Nell’ambiente dell’arte dei grandi numeri e dei collezionisti negli anni ’90 era chiamato l’enfant terrible. Ora si fa chiamare semplicemente Mr. Hirst.

Anche se non siete patiti di arte, avrete sicuramente sentito parlare di Damien Hirst perché, in quasi trent’anni di carriera, ha davvero invaso con le sue opere qualsiasi terreno fertile per le sue idee. Un paio di esempi? In campo musicale, ha realizzato il video Country House dei Blur e la copertina di I’m With You dei Red Hot Chili Peppers, mentre nel 2011 ha curato la grafica per il concerto degli U2 a Glastonbury. Nella moda ha lasciato il suo segno su jeans per Levi’s, anelli, tute e scarpe per diversi marchi sportivi e non.

Damien Hirst, “Hydra and Kali Discovered by Four Divers”
Image: Photographed by Christoph Gerigk © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017

In molti magari lo conoscono per il suo squalo in formaldeide da 12 milioni di dollari, oppure per il suo teschio con 8.601 diamanti purissimi e un enorme diamante rosa a goccia posizionato sulla fronte, per un totale di 1.106,18 carati: insomma è uno che ci sa fare, e bene.

Dicevo, in laguna non si faceva che aspettarlo e lui, come sempre, non ha deluso le aspettative (o almeno non le mie). Treasures from the Wreck of the Unbelievable, la mostra personale inaugurata sabato 9 aprile a Palazzo Grassi e Punta della Dogana (fino al 3 dicembre), è qualcosa di totalmente diverso da ciò che l’artista ci ha abituato negli anni passati.

Molti pensano che Hirst abbia solo immerso animali in formaldeide, dipinto puntini colorati su tela, realizzato pillole e oggetti (tutto sommato) di un certo impatto visivo: sono oggetti che sono entrati nell’immaginario collettivo come il suo marchio di fabbrica. Invece, qui in laguna, l’artista inglese rimescola le carte e dimostra di saper fare anche altro, mettendosi in gioco con un progetto durato dieci anni e che prende vita nelle due sedi della Fondazione Pinault a Venezia.

L’attenzione per i dettagli, lo studio dei colori, delle luci, oltre alle gigantesche sculture che accolgono i visitatori nelle due sedi, sono le prime cose che rapiscono l’attenzione all’interno della mostra. Complessa ma altrettanto interessante, Treasures from the Wreck of the Unbelievable parla della bella ed antichissima storia della collezione di Cif Amotan II, un liberto originario di Antiochia, vissuto tra la metà del I e l’inizio del II secolo d.C.

Si racconta, che questa figura leggendaria fosse molto conosciuta ai suoi tempi per le immense fortune e l’eco della sua storia sia risuonato infinite volte nel corso dei secoli. Si narra, che, appena acquistata la libertà, Amotan abbia iniziato a raccogliere sculture, gioielli, monete e manufatti provenienti da ogni parte del mondo, dando vita a una sterminata collezione.

Si racconta anche che questo straordinario tesoro fosse stato caricato su un enorme vascello, l’Apistos, nave unica per le sue dimensioni, diretta ad Asit Mayor, luogo nei cui pressi Amotan aveva fatto costruire un tempio dedicato al dio Sole. Ma la nave dopo giorni di navigazione si inabissò insieme al suo preziosissimo carico, facendo nascere la leggenda intorno ad essa ed al suo incredibile tesoro.

Damien Hirst, “Skull of a Cyclops”
Image: Photographed by Prudence Cuming Associates © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017

Una volta entrati negli spazi di Punta della Dogana e Palazzo Grassi, ci si immerge in tutto ciò che Hirst sostiene di aver recuperato dal mare, dal relitto originario della nave di Amotan II. Ci mostra tutto ciò che è stato ritrovato come lo farebbe uno storico, narrando per filo e per segno tutti i dettagli dell’impresa con video e foto che ne documentano tutti i passaggi, didascalie ultra dettagliate e, naturalmente, le opere.

All’interno dei lavori esposti inserisce degli easter eggs qua e là, per alimentare nel pubblico la curiosità e generando una caccia al tesoro sul posto. Fin da subito è chiaro che l’intento dell’artista è portare lo spettatore a credere a qualcosa, in qualcosa: infatti tutta la leggenda del tesoro incredibile esposto nelle due sedi della Fondazione Pinault, è l’ennesima dimostrazione di quanto l’artista sia in grado di stupire costruendo storie interessanti, dandole in pasto al pubblico che potrà crederci o meno.

Un bellissimo viaggio all’interno dell’Incredibile, popolato da personaggi storici ed esseri mitologici che portano il visitatore ad entusiasmarsi nel ammirare la straordinarietà del tesoro recuperato.
Visitare Treasures from the Wreck of the Unbelievable è immergersi in un’ossessione fantastica creata da Hirst e diventata realtà; è rendersi conto di non avere a che fare con un artista qualsiasi, ma con un abile conoscitore della storia dell’arte e di ciò che alimenta l’essere umano ovvero la curiosità e la paura per tutto ciò che non conosce.

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