Bisticci | Barricato

Amo in modo particolare quelle parole il cui etimo è capace di evocare direttamente una storia.

È questo sicuramente il caso del termine barricata, che deriva direttamente dall’utilizzo che il popolo francese fece, nei secoli, delle botti di legno per costruire sbarramenti lungo le strade di Parigi. Alle botti ovviamente si aggiungeva qualsiasi cosa: travi, pietre, rottami… eppure è a ciò che veniva su dalle cantine che si è legato l’immaginario collettivo. Fino a far nascere questo termine, relativamente recente eppure così carico di storia.

Le prime barricate le vediamo verso la fine del 1500, ma esse saranno ancora grandi protagoniste durante la Rivoluzione Francese, il ’48 europeo con le Cinque Giornate di Milano, la Comune di Parigi, fino alla Guerra Civile Spagnola e il ’68 francese.

E poi le barricate sono importanti anche quando non ci sono, se è vero (come molti storici suggeriscono) che i piani urbanistici di Napoleone III, i quali sostituirono i vicoli con ampi viali e piazze, sia a Parigi che in una parte del centro della mia splendida Milano, volevano proprio renderne impossibile la creazione.

Bella introduzione, eh?

Passiamo ai giorni nostri, che di barricate ne hanno ancora tante e io mi ricordo quando il G8 di Genova veniva paragonato proprio alla Parigi dell’800. O alle guerre civili combattute in Medio Oriente, ai movimenti nelle banlieue o negli Stati Uniti, per i diritti civili, l’uguaglianza, la verità. Gli indegni sbarramenti che vediamo talvolta costruire per impedire ai migranti di entrare nei diversi paesini della nostra Penisola.

E pensiamo a questo nuovo anno, il 2017 in cui si celebreranno i 500 anni dalla Riforma Protestante e i 100 della Rivoluzione d’Ottobre.

Insomma, pensiamoci bene, perché forse è il momento di trovare una nuova fiducia e venire fuori dalle nostre barricate (fisiche o mentali che siano), per (ri)appropriarci della nostra intelligenza, del nostro tempo e dei nostri spazi.

E che di barricato nel 2017, ci resti solo il vino!

PS. Dopo anni dedico nuovamente un bisticcio ai ragazzi del circolo ARCI L’Impegno (e ad Alberto in particolare che ne sarà custode fisico). Sono loro che mi dimostrano ogni giorno come la cultura e la libertà siano più forti di qualsiasi barricata.

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