Una directory raccoglie le illustratrici donne in base a provenienza, razza, religione e orientamento sessuale

Come ha raccontato in un’intervista uscita su Vogue, l’illustratrice americana Julia Rothman ha avuto l’idea di creare il sito Women Who Draw mentre era in bagno a sfogliare una rivista. Ciò che ha scoperto — o meglio, ciò di cui si è resa conto (quel “rendersi conto” che assomiglia a un’epifania, quando qualcosa che hai sempre avuto sotto agli occhi all’improvviso si rivela in tutto il suo significato) sfogliando tale rivista è che gli illustratori uomini lavorano più delle illustratrici donne.

Decisa a farsi un’idea un po’ più precisa della situazione, Rothman ha cominciato a scartabellare magazine, e una volta avuta conferma di ciò che pensava, ha contattato la sua amica e collega Wendy MacNaughton.
«Capita spesso di parlare con gente — ad esempio art director di riviste, editor — che dicono “Oh certo, ingaggerei più donne se solo riuscissi a trovarne”», ha detto Julia Rothman a Vogue.
Quella del “lo farei se le trovassi” è una scusa che funziona sempre, quindi perché non fare in modo di eliminare questo tipo di alibi e vedere che succede?

Da qui la creazione di una semplicissima directory — Women Who Draw, appunto — che potesse raccogliere e mostrare in un colpo d’occhio le tantissime professioniste altrimenti “difficili da trovare”.
E non è finita qua: nel cercare di “aiutare” art director&affini e di sensibilizzare il pubblico in generale, Rothman e MacNaughton hanno deciso di costruire la directory attorno a una serie di caratteristiche identificative che potrebbero essere scambiate come autoghettizzazione ma che in realtà mirano a favorire la visibilità di tutte quelle minoranze spesso lasciate ai margini (in buona fede o meno) da chi offre lavoro.

Ecco quindi che chiunque sceglie di registrarsi sul sito — che nel primo giorno di uscita, lunedì scorso, ha ricevuto oltre 1000 richieste ed è andato offline per eccesso di traffico — può (sottolineo può, non deve) autoclassificarsi pure in base a razza/etnia, provenienza geografica, religione e orientamento sessuale (dove in realtà la scelta è tra non mettere niente e definirsi invece LGBT), così che chiunque possa ad esempio cercare un’illustratrice afroamericana, una musulmana, una europea non eterosessuale… Lo so, fa uno strano effetto, e non tutti, anche tra illustratori ed illustratrici, saranno d’accordo con un’iniziativa del genere. Ma con Women Who Draw da oggi in poi gli alibi stanno a zero, e probabilmente questo non può che far bene sia all’editoria che alla professione.

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