Se i capolavori della letteratura venissero rifiutati dagli editori contemporanei

Un paio di anni fa uscì sul quotidiano inglese The Telegraph una spassosa raccolta di estratti di alcune celebri lettere di rifiuto ricevute dagli autori per libri che poi si sarebbero rivelati dei capolavori assoluti della letteratura: tra gli altri, Lolita di Nabokov, il Diario di Anna Frank, La fattoria degli animali di Orwell, Fiesta di Hemingway, Moby Dick di Melville, di cui ad esempio dalla casa editrice inglese Betley & Son scrissero:

«Primo, per sapere: deve essere proprio una balena? Capisco che sia un ottimo espediente narrativo, per certi versi addirittura esoterico, ma vorremmo che l’antagonista avesse un aspetto potenzialmente più popolare tra i giovani lettori. Per esempio, il Capitano non potrebbe essere in lotta con la propria depravazione verso giovani e magari voluttuose signorine?1»

Anche in Italia i casi del genere non si contano: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda venne rifiutato da Mondadori; Einaudi respinse Se questo è un uomo di Primo Levi, non una ma ben due volte; quella “fabbrica di best seller” che è Camilleri fu respinto da Editori Riuniti. Sono poi ormai quasi mitici i commenti di due direttori editoriali come Pavese e Calvino, entrambi per Einaudi, e a chi volesse approfondire questo lato meno conosciuto della storia dell’editoria italiana consiglio un ottimo saggio di Gian Carlo Ferretti, Siamo spiacenti. Controstoria dell’editoria italiana attraverso i rifiuti dal 1925 ad oggi, pubblicato da Bruno Mondadori nel 2012.

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Ma che genere di risposte riceverebbero, oggi, gli autori del passato da parte dei direttori editoriali e degli editor che popolano il panorama dell’editoria contemporanea?
Se l’è chiesto Riccardo Bozzi, giornalista del Corriere del Sera, nel divertente Caro autore. Come rifiutare un capolavoro, uscito in questi giorni per i tipi di Bompiani.

Salve Jane,
deduco che sei rimasta un po’ indietro con le tendenze della “chick lit”. Ci aspettavamo una cosa almeno vagamente alla Bridget Jones (e già quella è un po’ passé).
Ok, Mr. Big (scusa, intendevo Mr. Darcy) funziona, ma nel complesso che senso di déjà vu.
Mi sa che non fa per noi.

Jane è ovviamente Jane Austen e il rifiuto, in questo caso, si riferisce a Orgoglio e pregiudizio, ormai sorpassato da Sex & The City, Bridget Jones e le tante sfumature di rosa e di grigio che si trovano sugli scaffali delle librerie.

Tra citazioni pop, riferimenti a ebook, kolossal cinematografici e libri-spazzatura da milioni di copie, Bozzi punta tutto sull’ironia e sul paradosso. Strizzando l’occhio ai lettori e lanciando continue frecciatine al linguaggio del marketing e all’ossessione per il politicamente corretto, non risparmia nessuno e se la prende con Omero, con Platone, con Dante, con Leopardi, Shakespeare, Manzoni, Joyce, Dickens, Kafka, Salinger, accompagnando ciascun rifiuto con un’illustrazione realizzata da Pia Valentinis e da Giancarlo Ascari.

Ce n’è pure per Melville, anche se in questo caso la lettera immaginata da Bozzi, paradossalmente, non si discosta poi molto dall’originale.

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Tra l’altro, per chi sarà a Milano durante le giornate di Bookcity, Caro autore. Come rifiutare un capolavoro verrà presentato domenica 20 novembre presso il Teatro Parenti, in compagnia dell’autore, di Giancarlo Ascari, e dell’editor e autore Alberto Cristofori.
A moderare l’incontro, Alessandro Robecchi, giornalista e autore satirico.

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