Paperholm, la città di carta, continua a crescere

Del giovane architetto scozzese Charles Young e della sua Paperholm ho già scritto un paio di anni fa, quando il suo bizzarro e meraviglioso progetto di costruire una città in miniatura interamente fatta di carta, aggiungendo un elemento alla volta, uno al giorno, era appena agli inizi.

Torno a parlarne perché a 26 mesi dal primo “mattoncino” il piano di Young non solo si è ormai rivelato in tutta la sua lucidissima follia ma ha raggiunto proporzioni ragguardevoli, e nel frattempo si è garantito il supporto (e i fondi) di Creative Scotland, l’agenzia nazionale scozzese che sostiene lo sviluppo delle arti, del cinema e dell’industria creativa, mentre una sorta di “appendice” (ideale ma anche concreta) del progetto è esposta alla Biennale di Architettura di Venezia, un’altra appendice se n’è volata negli Stati Uniti per una mostra sulla “paper art” e da agosto fino a fine 2016 un’ulteriore propaggine di Paperholm viaggia per la Scozia con un’esposizione itinerante.

Intanto Young, imperterrito (giustamente), continua ad aggiungere pezzi. Il che significa sì costruire normalissime (ma non meno straordinarie) casette accanto a opere che se venissero anche soltanto immaginate da un architetto nel mondo reale qualcuno correrebbe a diagnosticargli qualche patologia psichiatrica — vedi ad esempio la rampa con l’omino che si guadagna la salita con olio di gomito e manovella gigante, la casina che si solleva sulle sue zampette come un pulcino appena nato, palazzi a forma di lettere dell’alfabeto, un uccello gigante sul tetto di un edificio, osservatori vari ed eventuali… E pure dove sembra tutto pressoché ordinario, a guardar bene, tanto ordinario non lo è, soprattutto se si pensa che ogni costruzione è pensata per essere affiancata a qualsiasi altra (il buon Rodari ci avrebbe sguazzato in mezzo a tutte quei quartieri cangianti pieni di potenziali elementi sul punto di far esplodere storie anche attraverso la semplice scontro tra due elementi: la macchinina che gira continuamente attorno alla casa, proprio accanto alla cuccia per cani enorme e PAM, ecco una storia).

A tutto questo aggiungici poi il fatto che Young non si accontenta di miniature di carta statiche, ma ci butta dentro spesso e volentieri un po’ di movimento.

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