Un documentario racconta le molte “vite” del fotografo William Klein

Pioniere della street photography, regista, artefice di una delle più crudeli satire sul mondo della moda (col film Qui êtes-vous, Polly Maggoo?, del 1966), di cui rivoluzionò anche l’immaginario attraverso i suoi scatti; fotografo di punta di Vogue America, realizzatore del primo documentario sul Muhammad Alì, grande firma della rivista Domus, aiuto regista di Fellini, amico di Pasolini, grande narratore (per immagini) della Roma degli anni ’50.

Vero e proprio profeta della potenza dell’immagine a scapito della tecnica (dimostrando quindi uno spirito proto-punk) e di quella che fino ad allora — e spesso ancora oggi — veniva considerata come una “buona costruzione dell’immagine”, William Klein, oggi 88enne, non ha mai cessato di stupire durante i suoi oltre sessant’anni di attività, sperimentando un gran numero di supporti (pittura astratta, scultura cinetica, cinema, fotografia), dando dignità all’errore, alle immagini fuori fuoco, ai dettagli apparentemente inutili, ai punti di vista inediti e strampalati.

Recentemente celebrato da una grande mostra milanese (William Klein: il mondo a modo suo), l’artista newyorkese ha vissuto — come ben ricorda il titolo di questo bel documentario su di lui: The many lives of William Klein — davvero molte vite, efficacemente raccontate dal filmato di 58 minuti che puoi vedere qua sopra, realizzato e mandato in onda nel 2012 dalla BBC.

co-fondatore e direttore
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