Prima ancora di aprire questa rubrica, ebbi modo di polemizzare sull’utilizzo della parola promettente, la quale mi pare abusata nel richiamare i ragazzi a studiare, impegnarsi, essere serii e non sprecare le opportunità che il tempo gli dona.
Mi sembrava strano, e in effetti mi sembra strano tuttora, che promettenti debbano essere considerati gli studenti, quando invece si sta studiando perché a promettere qualcosa in cambio è il mondo del lavoro. Promessa che difficilmente viene mantenuta.
Attenzione, io non posso lamentarmi: ho un lavoro che mi appassiona e che mantiene le promesse che mi ha fatto. Eppure all’inizio di queste ferie, voglio sollevare un’altra questione che vive nel variegato mondo dei giovani professionisti: quella che contrappone quotidianamente la competenza e la competizione.
Lavoro da meno di dieci anni ma vanto già una lunga aneddottica di giovani manager con livello di inglese sotto la terza media, lauree sbandierate come fossero testimonianza di vaticinio, mitomani da bar, commerciali capaci di sostenere che “loro di queste cose non capiscono nulla, ma abbiamo i nostri tecnici con cui potrete parlare”. Poi i tecnici non arrivano mai e tu rimani lì, con la presentazione impaginata male e con gli apostrofi messi nei posti sbagliati che il commerciale di cui sopra ha allegato alla mail in cui ti ha infilato la sua miglior proposta.
Ogni giorno, ragazzi, scegliete bene. Perché chi compete può vincere un campionato, ma l’importante forse è a chi quel campionato compete per davvero!
Buone ferie, ché magari è stato un anno complesso anche per voi.
P.S. Questo bisticcio ho voluto donarlo al grande amico Gianluca Migliarotti, regista e produttore. Molta competenza, poca competizione, posso testimoniare che quando ci passi 5 minuti a Pitti Uomo, tutti lo fermano per baciarselo.