Le casse dentro alla testa di Donald Trump

Quando lo scorso settembre l’artista russo Pedro Wodkins ha lanciato il marchio Sound of Power la stampa di mezzo mondo si è fiondata immediatamente sulla notizia. Perché la furbissima idea di Wodkins — concepire il marchio stesso come trovata artistica ma vendendo realmente (anche se in edizione limitata) i prodotti — consiste nell’incastonare degli speaker nei busti di alcuni dei leader e dei farabutti (talvolta le due etichette coincidono) del presente e del passato ed è, come si suol dire, molto “notiziabile”.

Progettate in Russia e prodotte a mano in Svezia, le casse finora uscivano in quattro modelli, “dedicati”, passatemi il termine, a Vladimir Putin (ironicamente ribattezzato St. Vladimir), Kim Jong-Un (cioè Kim Sunshine), Margaret Thatcher (Maggie) e Pablo Escobar (Uncle Pablo, unico della gang a non aver avuto cariche politiche, peccato per lui non esser nato in Italia).

A questi ora si aggiunge anche un futuro, forse (ma speriamo davvero di no; o di sì, per chi punta sulla catastrofe definitiva), potente della terra: Donald the Great ovvero Donald Trump, tra i personaggi più parodiati e “meme-izzati” degli ultimi mesi, uno capace di sparare tante gaffe quante pericolosissime dichiarazioni e in un certo senso di “suonare” a suo piacimento il mondo come fosse uno strumento — sta tutta qua, in fondo, la metafora che c’è dietro al progetto di Wodkins.

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