All’inizio il filmato disorienta: sembra di trovarsi davanti a della computer grafica, fatta bene ma comunque artificiale. Qualcosa che non esiste, qualcosa che è stato soltanto immaginato e riprodotto grazie a un software.
Poi quando vedi lui, l’artista, mettere letteralmente le mani in pasta, tastare, battere e schiacciare, prima di passare al tornio (e poi, beh, sarà colpa di Ghost, ma quando vedi uno che lavora l’argilla al tornio ecco che cade ogni difesa e si apre il rubinetto delle emozioni), lì ti rendi conto che pixel e software non c’entrano niente: quei ruvidi tunnel, quegli abissi che crescono strato dopo strato esistono davvero, sotto fatti a mano e sono di ceramica!
Se già le opere dello scultore e ceramista inglese Matthew Chambers sembrano strumenti appositamente progettati per mandarti in trance, vederle produrre aggiunge un ulteriore livello di straniamento.
Il video è stato realizzato dal filmmaker britannico Jamie Isbell, di cui consiglio vivamente di guardare il portfolio perché è un vero maestro del cosiddetto “maker porn”.