(foto: Zupagrafika)

Paris Brut: l’architettura brutalista francese da ritagliare, piegare e incollare

Odiato tanto quanto amato, il brutalismo è quella corrente architettonica che ai “babbani” di solito non piace quanto agli architetti ed è impossibile da ignorare visto che per spirito, linee e impatto visivo sortisce più o meno lo stesso effetto che farebbe un tizio di due metri e dieci vestito da Judge Dredd che passeggiasse il sabato sera per il corso della città.

Di recente, tuttavia, il brutalismo è tornato di gran moda. Si aprono blog sul brutalismo, si stampano mappe per scovare i gioielli brutalisti, si firmano petizioni contro la demolizione di edifici-simbolo del brutalismo, si pubblicano pesanti volumoni dedicati al brutalismo e—per evidenziare pure il lato “giocoso” della questione—ci sono pure i modellini da ritagliare/piegare/incollare.

Dopo Brutal London e il modernismo degli ex-paesi sovietici, lo studio creativo polacco Zupagrafika ha infatti prodotto una nuova serie di kit chiamata Brutal Paris, che comprende sei icone del brutalismo nella ville lumière:

Plan Voisin (1925, architetto: Le Corbusier)
Cité des 4000 (1956—1964, architetti: Henry-Charles Delacroix e Clément Tambuté)
Cité Curial-Michelet (1968—1969, architetti: André Coquet, H. Auffret, J.P. Cazals, P. Hayoit de Bois-Lucy, D. Auger e B.J. Massip)
Centre National de la Danse (1972, architetto: Jacques Kalisz);
Les Choux de Créteil (1969—1974, architetto: Gérard Grandval)
Orgues de Flandre (1979, architetto: Martin S. van Treek).

(foto: Zupagrafika)
(foto: Zupagrafika)
(foto: Zupagrafika)
(foto: Zupagrafika)
(foto: Zupagrafika)
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(foto: Zupagrafika)
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