(tutte le foto via atelierdyakova.com e aperture.org)

The Photographer’s Cookbook: un libro di quarant’anni fa, finora mai pubblicato, su grandi fotografi e ricette

Horst P. Horst propone un’insalata di cetrioli, Barbara Crane una cheesecake, Ansel Adams un uovo in camicia preparato con la birra; uova pure per Ed Ruscha, ma in omelette, di cactus (!); Richard Avedon invece si butta sul brasato (la ricetta era della mamma), mentre c’è chi spiega come farsi la birra fatta in casa, chi come miscelare un Martini “serio”, chi come imbandire una tavola di elaboratissimi hot dog.

Non c’è niente di particolarmente complicato nelle ricette raccolte in questo libro appena pubblicato da Aperture in collaborazione con la George Eastman House di New York, che è il più antico museo della fotografia al mondo, e intitolato The Photographer’s Cookbook. Non c’è niente di particolarmente complicato molto probabilmente perché la vita dei fotografi—e il volume è interamente dedicato a questo, ricette di fotografi—è una vita nomade, vissuta di fretta, senza troppe concessioni alla buona tavola.

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La cosa davvero interessante qua, non sono tanto i piatti, quanto piuttosto le foto di cibo e di cucina scattate ormai decenni fa—quando ancora il termine foodies non esisteva e non eravamo assaliti da ogni dove da colazioni e pranzi immortalati via Instagram in ogni momento della giornata—da grandi maestri come appunto Adams, Ruscha, Horst, Avedon, e poi Egglestone, Imogen Cunningham, Stephen Shore, Grant Mudford, Ralph Steiner.

Uscito appena qualche giorno fa, The Photographer’s Cookbook è in realtà un progetto nato quarant’anni fa, nel 1977, quando un’impiegata della George Eastman House ebbe un’idea da blogger (ma ovviamente non poteva saperlo), e cioè chiedere agli artisti—molti dei quali all’epoca già famosi, altri invece erano giovani talenti che sarebbero diventati celebri solo anni più tardi—delle ricette e delle foto per realizzare un ricettario.

Quel progetto poi venne abbandonato e dimenticato, e se ne rimase chiuso in un cassetto—letteralmente—per più di trent’anni, ed essere poi riscoperto per caso negli archivi della George Eastman House, diventando una sorta di “capsula del tempo”, che ora si può acquistare online.

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(tutte le foto via atelierdyakova.com e aperture.org)
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