Zoo, animali e spettatori: chi guarda chi?

Olandese, classe 1916, Albert Haanstra, detto Bert, è stato uno tra i maggiori registi dei Paesi Bassi, un maestro riconosciuto a livello internazionale soprattutto per i suoi documentari, coi quali ha vinto quasi un centinaio di premi, tra cui una Palma d’Oro a Cannes nel 1950 con un filmato, Mirror of Holland, interamente girato con le immagini riflesse dall’acqua di fiumi e laghi, e un Oscar con Glass, corto del ’59 che mostra la produzione artigianale del vetro (un antenato degli odierni video “maker porn”, ma questo è un capolavoro, dalla fotografia fino alla colonna sonora jazz).

Zoo è invece un breve documentario del ’62, una sorta di divertissement per il regista, che però ebbe un grandissimo successo di pubblico.

«Osservare le persone e gli animali che non sanno che tu sei lì è affascinante», disse una volta il regista, che nei dieci minuti di Zoo mostra semplicemente—senza alcun commento ma giustapponendo ad arte uomini ed animali—i parallelismi tra chi allo Zoo va come spettatore e chi invece è in gabbia ed è obbligato a farsi vedere, sottolineandone le somiglianze nei volti, nelle smorfie, nei gesti, nei comportamenti e persino negli abiti.

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