(foto: Frizzifrizzi)

Le intraducibili: un libricino illustrato sulle parole impossibili da tradurre

Chiunque ami i libri conosce benissimo quel fenomeno pressoché inspiegabile che consiste nell’acquistare volumi che poi rimangono “in attesa” per giorni, settimane, a volte anni, sul comodino o tra gli scaffali della libreria, andando a far compagnia ad altri come loro, comprati e mai letti (e il bello è che il più delle volte lo sai già che andrà a finire così, anche al momento di prenderli su dalla pila, in negozio, o quando sei alla cassa a pagare).

Un paio di giorni fa, guardando l’alta colonna dei miei, di libri “in attesa”, mi sono chiesto se esistesse una parola per indicare questo fenomeno. Una di quelle parole intraducibili se non con lunghe espressioni—tipo weltanschauung, heimat, gattara—o che comunque nella traduzione perdono quelle sfumature di significato che le rendono uniche e affascinanti. Mi pareva di ricordare che ci fosse, il termine esatto. E in effetti c’era, ed era giapponese: tsundoku.

A quel punto ho postato la mia piccola scoperta quotidiana su Facebook, dove ha avuto un certo successo e tutto un fiorire di confessioni di amici e conoscenti più o meno fieri di praticare lo tsundoku.
Il giorno dopo, cioè ieri, per quegli strani e meravigliosi casi della vita, dentro alla buca delle lettere trovo un pacchettino. Il mittente è la Thomas Manss & Company, una grossa agenzia creativa con sedi in Germania, Regno Unito e Italia. Dentro al pacchetto, assieme a un biglietto di auguri per le feste, c’era questo piccolo libro intitolato Le intraducibili, pieno di parole—ciascuna accompagnata da un’illustrazione—di questo tipo, tra cui un gioiellino tutto italiano come abbiocco.

Ora, visto che il libretto non si può acquistare (quindi impossibile che rimanga vittima dello tsundoku), ho pensato di pubblicarlo qui integralmente sperando di far felici i lettori, che dopo aver imparato qualche “intraducibile” (qua ne trovi altri) potrà usarlo come rompi-ghiaccio o “conversation starter”, come dicono gli anglosassoni, quando intravede negli occhi di qualcun altro un po’ di mamihlapinatapei (cosa significa lo puoi scoprire più in basso).

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