studente: Ofra Oberman

Reinventare la matita

La matita per come la conosciamo ha appena cinque secoli di storia, tanti quanti quelli trascorsi dalla scoperta della grafite, in Inghilterra, attorno alla metà del XVI secolo (anche se ci sono prove del suo utilizzo già nel neolitico).
Pare che inizialmente questo particolarissimo minerale scuro—talvolta chiamato addirittura “piombo nero”—e capace di lasciare tracce su carta, tessuti e altre rocce, venisse utilizzato dai pastori per marcare le pecore e presto si cominciò ad avvolgere stecche di grafite in lembi di tessuto o di pelle così da poterli impugnare meglio.

Comunemente si fa risalire l’invenzione dell’attuale matita—ottenuta da un cilindro di grafite inserito e incollato in un bastoncino di legno, frutto quindi dell’unione tra due metodi antichissimi adottati dall’uomo per scrivere e disegnare, uno “in positivo”, il carboncino, e l’altro “in negativo”, lo stilo, che serviva per incidere tavolette di cera, argilla o pietra—a due italiani, tali Simonio e Lyndiana Bernacotti (forse marito e moglie, forse fratello e sorella).
In realtà non ci sono prove a supporto di questa teoria ma ciò che si sa per certo è che la produzione industriale industriale venne avviata soltanto nel XVIII secolo, in Germania, e che la possibilità di decidere la durezza della mina venne introdotta verso la fine del 1700 da un inventore francese, Nicolas-Jacques Conté, che per necessità belliche e pratiche trovò il modo di ridurre il consumo di grafite (la Francia rivoluzionaria era infatti in guerra con gli inglesi e questi ultimi avevano messo l’embargo su tutte le merci, grafite compresa) mescolandola all’argilla e rendendola più morbida.

Da allora il cosiddetto “lapis” non è praticamente cambiato. Così come non sono sostanzialmente cambiati altri oggetti anonimi e perfetti come le forbici, il cacciavite, il martello…
Però un gruppo di giovani designer, studenti dell’Holon Institute of Technology, in Israele, hanno provato lo stesso a reinventarla, la matita, spinti dai loro docenti, Luka Or e Keren Tomer.
In risultato è ovviamente più un esercizio di stile che una reale innovazione nel campo della cancelleria ma è comunque interessante vedere matite-pennello, mine da schiacciare come un tubetto di dentifricio, rotelle di grafite che assomigliano ai tagliapizza, “gommatite”, denti che scrivono, matite ispirate agli utensili preistorici e matite con tanto di sigillo per ceralacca.

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