Fonts In Use: i caratteri tipografici nella “vita reale”

Scegliere il carattere tipografico giusto è complicato come (e più di) trovare il paio di occhiali perfetto, il taglio di capelli adeguato, il bar che fa il caffè esattamente come piace a te.
Non a caso c’è chi ci scrive dei libri, sull’argomento, o disegna dei poster.

Il tutto si complica poi quando da uno schermo un font deve passare al “mondo reale”, apparire sulla copertina di un disco o di un libro, diventare l’insegna di un negozio, i titoli di testa o di coda di un film, finire su una pubblicità—dipende poi di che tipo: su web? su un giornale? su una mega-affissione che deve catturare la tua attenzione mentre sei per strada?
Perché quel che funziona su schermo di un pc, quando alle due di notte finalmente salvi il file dopo esserti scervellato per ore per decidere tra un Futura e un Twentieth Century, non è detto che funzioni su un muro o sul display di un telefono.

Per provare, nei limiti del possibile, a superare tali difficoltà, tre esperti del settore—Sam Berlow, Stephen Coles e Nick Sherman—hanno lanciato nel 2010 Fonts In Use, un enorme archivio che mostra appunto quale font (e che abbinamenti con altri font) è stato usato per quale tipo di comunicazione e in quale formato.

Il sito ad oggi raccoglie oltre 5000 esempi, con la possibilità di filtrare i risultati in base al settore, al formato, al carattere tipografico. A questo si aggiunge anche un parte critica, affidata al blog, che analizza svariati casi sviscerandone con cognizione di causa pregi e difetti (le critiche talvolta sono spietate).

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