Che cos’è la Scuola Open Source (e perché devi supportarla)

Un hacker, un ingegnere elettronico, un maker, una fund raiser, un altro maker, un’operatrice culturale, uno che vedo gente, faccio cose, una sognatrice, altro ingegnere elettronico, un uomo di marketing, un cineasta e artigiano digitale, una studentessa in ingegneria meccanica, un designer di (possibili) futuri prossimi, una psicologa sociale ed economica, uno studente di scenografia.
Piero, Agostino, Elisa, Roberto, Francesca, Claudio, Lucilla, Aurelio, Alberto, Alessandro T., Alessandro B… Metti insieme i nomi e sembra di fare l’elenco di quelli che stavano in classe con te a scuola. Qualcuno ha la barba. Qualcuno ha perso i capelli. Qualcuno sorride. Tutti hanno una certa fierezza nello sguardo.

L’età media—azzardo—è sui trent’anni. La mia generazione. Quella dei mestieri che non sai bene come spiegare alla mamma. Quella delle partite iva su cui si accaniscono i governi. Quella che quando può scappa, o semplicemente se ne va (il risultato è lo stesso, l’approccio completamente diverso, ben più di una semplice sfumatura linguistica).
Ma Chiara, Giacomo, Annapaola, Maurizio, i ragazzi del video che puoi vedere qua sotto, sono rimasti, e hanno formato un branco di scalmanati—come lo definisce Alessandro—che hanno deciso di fondare una scuola. Di più: gli scalmanati non hanno mica scelto di rimanere a Milano, a Torino, qua o Bologna, o nell’ex miracoloso/miracolato Nord Est, ma a Bari. E la scuola che vogliono realizzare è La Scuola Open Source, un progetto pazzo eppur lucidissimo, che parte da lontano e che, pure, lontano vuole arrivare.

«L’importanza del progetto sta tutta in una semplicissima considerazione: per determinare il futuro occorre educare il presente», racconta sempre Alessandro Tartaglia, l’hacker, il pirata, che conosco e stimo da ormai quasi dieci anni “da lontano”, non avendolo mai incontrato di persona, e che nel frattempo ha fatto un sacco di cose, da riunire un gruppo di altri visionari come lui attorno a una realtà come FF3300 a organizzare workshop ad altissimo tasso di sperimentazione, come X, prima, e XYlab poi.

Proprio da queste ultime due esperienze e unendo tra loro tutta una serie di realtà, nasce La Scuola Open Source, illustrata in 25 slide tra grafici e slogan—intelligenti, politici, mai neutri e spesso pure apparentemente arroganti (come quando si cita il leggendario Bauhaus come punto di riferimento ma anche come bersaglio di un sfida per una scuola che vuole guardare a Sud, invece che all’Europa Centrale—lo spiega sempre Alessandro in una bella intervista che ti consiglio di legger per capire meglio La Scuola Open Source e la radice di iniziative da cui nasce).

la_scuola_open_source_6

L’idea è quella di un luogo d’incontro in cui didattica e ricerca s’intrecciano, in cui “il processo è il progetto”, in cui possano formarsi nuove figure professionali, contaminate da quei mestieri che ormai non sono più competitivi sul mercato.
Un’idea che forse si realizzerà, perché La Scuola Open Source partecipa al bando indetto da cheFare, rivolto ai progetti culturali e d’innovazione, con 150.000 euro da dividere tra tre vincitori.

Dopo Xanadu, anch’esso in gara, questo è il secondo progetto che partecipa al bando che supportiamo (attualmente La Scuola è al primo posto e puoi dare il tuo voto qui).
E se personalmente il mio cuore è con Xanadu, lo spirito è con Alessandro e tutta la “ciurma”—il corpo, quello sta in Bolognina e quindi vota baumhaus (ma visto che si può esprimere anche più di un voto per una volta metto d’accordo tutto me stesso).

la_scuola_open_source_3

la_scuola_open_source_2

la_scuola_open_source_4

la_scuola_open_source_5

la_scuola_open_source_1

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.