Graphic News: oggi anche in Italia finalmente abbiamo un portale di giornalismo a fumetti

Quanti modi ci sono di dare una notizia, di raccontare, di informare?
In un settore in drastica trasformazione, tra la corsa al ribasso dei quotidiani — quantità piuttosto che qualità, notizie e titoli acchiappa-click invece dell’approfondimento e dell’analisi —, il giornalismo partecipativo, twitter come enorme agenzia stampa, le testate online only, la fuga verso la libertà di chi al lavoro di redazione affianca l’utilizzo di nuovi strumenti (vedi Medium), quel che mancava, qui in Italia, era una piattaforma dedicata al cosiddetto graphic journalism, che non tradurrò come “giornalismo a fumetti” perché già è guerra aperta sulla definizione di graphic novel e su cosa può essere considerato tale e cosa invece è “solo” fumetto.

tavola tratta da “No direction home”, di Mattia Moro
tavola tratta da “No direction home”, di Mattia Moro
Perché in effetti non è la definizione, qua, il punto. Il punto è che ora una piattaforma del genere, in Italia, c’è, e si chiama Graphic News.
Un portale, lanciato proprio oggi, che è frutto di un anno di lavoro e che ha la redazione qui a Bologna (e non poteva essere altrimenti: il centro nevralgico, la capitale del fumetto italiano è qui) e coinvolge autori più o meno conosciuti che qui vivono o qui sono passati.

Per capire com’è nato e come si svilupperà il progetto ne parlo con Pietro Scarnera, già conosciutissimo autore e ora anche co-fondatore di Graphic News.

* * *

Volevo sapere innanzitutto come è nato il progetto, quanti siete, quando avete avuto l’idea (ottima!)…

Il progetto è nato da un’idea di Gianluca Costantini ed Elettra Stamboulis dell’associazione Mirada. Come sai Mirada, in particolare col festival Komikazen, si occupa da anni di fumetto di realtà.

Sì, li conosco, e fanno un ottimo lavoro.

Il gruppo che ha lavorato a Graphic News possiamo dire che ha avuto come terreno di incontro proprio Mirada e Komikazen.
Comunque, il progetto ha vinto il bando Culturability della Fondazione Unipolis, che prevedeva per i vincitori la costituzione di una cooperativa.
Così è nata Pequod, che è in pratica “l’editore” di Graphic News.
Siamo quattro soci, non tutti fumettisti per fortuna!

tavola tratta da “Ercolano, USA”, di Cristina Portolano
tavola tratta da “Ercolano, USA”, di Cristina Portolano

Come avete scelto gli autori da coinvolgere?

Ci abbiamo lavorato per circa un anno, coinvolgendo via via una serie di autori, alcuni molto giovani, che frequentano o hanno frequentato l’Accademia di Belle arti di Bologna, nel corso di fumetto e illustrazione.
Altri sono invece più affermati, come Giulia Sagramola e Cristina Portolano. E poi su Graphic News ci sarà anche Gianluca Costantini, anzi inaugura lui la nostra prima rubrica.

Il “bacino” bolognese è molto fertile in quanto a illustrazione e fumetto.

Infatti! Gran parte dei fumettisti che ci piacciono sono qui o comunque sono passati di qui. Dovendo lavorare con molto anticipo era naturale cominciare a collaborare con loro.
L’idea è di allargarsi progressivamente ad altri autori italiani e soprattutto internazionali.
Insomma vorremmo avere un respiro internazionale.

tavola tratta da “Tifiamo Lebowski”, dei Brochendors Brothers
tavola tratta da “Tifiamo Lebowski”, dei Brochendors Brothers

Diventare quindi una sorta di punto di riferimento per chi “illustra notizie”.
Viste le tempistiche tecniche immagino che sia più che altro un sito di commento sui fatti più importanti, e non di ultim’ora.

Sì, noi vediamo Graphic News più come un luogo dove si può sperimentare
In questo caso si sperimentano sia le potenzialità del cosiddetto graphic journalism sia dei formati pensati per essere letti sul web, su tablet e su smartphone.
Il taglio delle storie, soprattutto in questa prima fase, è l’approfondimento.
Ci saranno dei reportage anche abbastanza lunghi, abbiamo cercato per questi di scegliere dei temi che non invecchiano, come le migrazioni.

La cadenza?

La cadenza inizialmente sarà settimanale, tranne che per i primi giorni dopo l’uscita quando avremo nove storie da promuovere.
Però non ci saranno solo reportage! Stiamo lavorando a delle infografiche a fumetti, per esempio. E una delle prime storie che presentiamo, Il bar non mente mai di Marco Garofalo, potrebbe essere un prototipo per un’intervista a fumetti. In questo caso è un’intervista immaginaria a Charles Bukowski, fatta montando insieme frasi e versi di sue poesie.

tavola tratta da “Il bar non mente mai”, di Marco Garofalo
tavola tratta da “Il bar non mente mai”, di Marco Garofalo

Avete preso a modello un format già esistente? Sul web c’è qualcosa di simile?

Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto per prima cosa ci siamo guardati intorno per vedere a che punto era il “fumetto digitale”.
Però non abbiamo guardato solo i fumetti. In Francia ci sono dei progetti interessanti, sia per quanto riguarda il giornalismo a fumetti sia per i formati.
Noi abbiamo scelto di iniziare lavorando su due formati, uno “a slide” e uno “a scroll”, con l’idea di farli funzionare sia su desktop sia sui dispositivi mobili, quindi anche gli autori hanno lavorato per rispettare questa esigenza.

Il che credo ponga sfida interessanti per chi non è abituato a pensare le tavole per il web.

Secondo me sono stati bravissimi! Si sono appassionati non solo al progetto ma anche alle possibilità di raccontare in un modo un po’ diverso dal solito.

tavola tratta da “Gli ultimi manicomi”, di Emanuele Racca
tavola tratta da “Gli ultimi manicomi”, di Emanuele Racca

La struttura è quella di un magazine o un quotidiano: news, cultura, economia…

Esatto, l’idea è di provare a “tradurre” a fumetti anche altri argomenti e formati tipici del giornalismo. Pensiamo ad esempio che il fumetto si presti molto bene a spiegare temi economici e scientifici.

Proprio ora sto guardando La cura del sonno, di cui sei l’autore. È nella sezione “scienze”

[Ride, ndr] sai che ci ho lavorato di notte per finirla? Il colmo per una storia sul sonno.

Ed è interessante il fatto che ci siano pure link di approfondimento.

Sì, sono link al materiale che abbiamo usato lavorando alle storie
Comunque gli argomenti sono stati scelti insieme agli autori: abbiamo cercato per ognuno un tema o una storia che li coinvolgesse.

Per quanto riguarda storie in cui il punto di vista “politico” dell’autore è evidente, qual è la vostra policy? Non tanto per adesso, visto che gli autori li avete scelti e avete lavorato insieme a loro, ma più che altro per il futuro, quando si faranno avanti nuovi autori.

Per ora è anche il nostro punto di vista, cioè è una scelta a livello di redazione.
Ad esempio, per la storia di Giulia Sagramola: a noi interessava parlare della situazione delle partite Iva, e sapendo che a Giulia interessa molto quell’argomento le abbiamo chiesto se voleva lavorarci.
Penso che procederemo così anche in futuro.

Come si sostiene, economicamente, il progetto?
Sul sito leggo di “richiesta di servizi on demand”. C’entra qualcosa?

Al momento il sito si sostiene con le attività della cooperativa. Per il futuro (non troppo lontano) abbiamo un progetto abbastanza preciso, però non vorrei parlarne ora.
Diciamo che il primo obiettivo è garantire la stabilità del progetto. Per farlo secondo noi è importante far vedere di cosa si tratta. Quindi consideriamo questa una prima release di Graphic News.
Sicuramente anche la possibilità di realizzare storie per altre testate (italiane e non) è una via per arrivare a questa stabilità.

Quindi la cosa dell’“on demand” è relativa a questo, al rapporto con altre testate, e non ad esempio a storie sponsorizzate da qualche marchio.

Eh no! Quelle sono marchette!
Cioè è una cosa che potremmo sicuramente fare come cooperativa, ma non come Graphic News.

[Rido] sì. Quindi zero pubblicità.

Niente pubblicità, confermo

Prima mi parlavi di rubriche.
Per ora ce n’è una, quella dei Political Comics di Costantini.

Sì, ce n’è un’altra praticamente già pronta sul “Data journalism”, però non è ancora online.

Questo lo chiedo a te personalmente, come Pietro Scarnera, autore.
Domandone da 100 milioni di dollari: come si fa graphic journalism?

Adesso non mi ricordo chi ha detto che oggi non esiste un solo giornalismo, ma più giornalismi, cioè diversi modi di fare giornalismo, alcuni anche molto lontani dall’idea classica che ne abbiamo. Il graphic journalism è probabilmente uno di questi.
Che cosa sia esattamente è difficile da dire perché dipende molto dai singoli autori. Personalmente penso che nella sua forma più pura il graphic journalism sia quello che fa Joe Sacco, che sul campo si muove come un giornalista e poi rielabora il materiale come un fumettista.

tavola tratta da “Povere veneri”, di Francesca Zoni
tavola tratta da “Povere veneri”, di Francesca Zoni

E per quanto riguardo Graphic News, vi muovete su questa linea?

Questo è l’approccio che ha usato per esempio Francesca Zoni nella sua storia Povere Veneri. Ma non penso che questo sia l’unico approccio possibile. È un aspetto veramente legato ai singoli autori, anche perché spesso il graphic journalism funziona meglio quando l’autore si inserisce direttamente nel racconto (lo fa anche Joe Sacco, appunto).
Le storie con cui inauguriamo Graphic News secondo me sono altrettante direzioni che si possono seguire. In alcuni casi basta avere un po’ di attenzione a certe cose: scegliere un tema che sappiamo essere di attualità, scegliere le persone giuste da cui farsi raccontare le cose, usare bene i virgolettati… insomma un lavoro non molto diverso da quello che si fa in una redazione giornalistica.

Tu come lavori?

Potrei dire, da autore, che per me ci sono due elementi chiave. Il primo è la curiosità, che vuol dire ad esempio fare un passo indietro rispetto alle mie opinioni e ascoltare cosa hanno da dire gli altri, o anche andare a vedere di persona quello che poi devo disegnare.
Il secondo elemento è la rilevanza, capire quali sono le informazioni utili e quelle superflue, capire per esempio quale parte di una mia esperienza personale è rilevante per chi legge.

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