(foto: Frizzifrizzi)

Come realizzare la più ambiziosa rivista erotica italiana: intervista a Dea Curić, art director del nuovo magazine c.a.p.74024

Arriva un pacco. Dentro c’è una rivista. Una grossa rivista. Una grossa rivista erotica, per la precisione. E a voler esser proprio puntigliosi: una nuova, grossa, rivista erotica italiana, intellettualmente, esteticamente e “tattilmente” eccitante, intitolata c.a.p.74024 che, per chi non avesse familiarità con i codici d’avviamento postale pugliesi, corrisponde alla città di Manduria, in provincia di Taranto.

Mentre inizio a sfogliare, casca per terra un biglietto che era infilato tra le pagine. Busta rosa e carta rosa. La penna che ci ha scritto sopra, invece, è blu.
«Caro Simone,
finalmente ho l’occasione di inviarti il mio nuovo bambino.
Spero che ti piaccia.
Dea».

Il “bambino” è ovviamente la rivista. E la dea è in realtà Dea, con la maiuscola. Dea Curić, vulcanica art director, textile designer, illustratrice, docente e “farmacista dell’amore”. Sì, proprio così, farmacista dell’amore, che non significa però spacciatrice di Cialis e Viagra quanto piuttosto portatrice di un’innato bisogno di diffondere e celebrare l’amore, mescolando di volta in volta gli ingredienti più adatti per farlo.

Nel caso di c.a.p.74024, semestrale diretto da Antonio Moscogiuri, l’amoroso ruolo di Dea è stato quello di curare la direzione artistica del magazine, costruirne l’immagine, esaltarne i contenuti, trovare il giusto equilibrio per far dialogare testi e immagini e rendere l’esperienza, per il lettore, memorabile.
Deciso ad approfondire, contatto Dea per intervistarla. Lei è a letto con la febbre alta. «Oggi sto delirando», dice, «ma se vuoi va bene comunque, anche se magari poi ti racconto cose assurde».

* * *

(foto: Frizzifrizzi)
(foto: Frizzifrizzi)

Io direi di cominciare dalla fine, da c.a.p. 74024, che è uscito da poco e in cui hai il ruolo dell’art director.

È uscito da poco più di due mesi e ci sta dando delle bellissime soddisfazioni.
Noi, dichiarati voyeur, osserviamo i suoi primi passi nella società che fa ancora fatica a dichiararsi voyeuristica. Ma il fatto che piaccia, tanto, e che i pochi punti vendita che abbiamo in meno di un mese abbiano esaurito le copie e abbiamo dovuto rimandare un altro carico, ci conferma che in fondo in fondo qualcosa di buono l’abbiamo fatto. E anche se questa sembra una società chiusa al mondo dell’eros e del voyeurismo, ci ha dimostrato di essere pronta ad accogliere un prodotto del genere. E noi siamo infinitamente grati e orgogliosi di aver avuto modo a dar voce, con gusto e con stile, a un argomento ancora così tabù.

(foto: Frizzifrizzi)
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Com’è nato il progetto?

In realtà è nato diversi anni fa. All’epoca sembrava solo una folle idea tesi del mio attuale editore, Antonio Moscogiuri, il quale mi propose di partecipare nel ruolo di art director e aiutarlo a sviluppare il prodotto cartaceo. Ci siamo trovati bene subito, innamorati è la parola giusta, e l’idea iniziale ha iniziato ad evolversi. Il nostro amore per questo argomento ci ha uniti più che mai.
E così, mettendo insieme le tre cose che più piacciono a entrambi — arte, moda ed eros — è nato c.a.p. 74024. Sembrava un progetto utopico ma noi ci credevamo molto.
Anni dopo il progetto è stato selezionato per una residenza d’artista a Berlino, e da lì abbiamo avuto un ulteriore conferma sul fatto che eravamo sulla strada giusta.

(foto: Frizzifrizzi)
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Il nome immagino sia un omaggio (o una citazione) alla città di Antonio Moscogiuri, Manduria…

Esatto, ma sopratutto piaceva anche per il fatto che un paese piccolo è sinonimo di voyeurismo, del fatto che tutti sanno tutto di tutti. O pensano di saperlo…

Quanto tempo avete impiegato per “costruire” questo primo numero?

Il progetto iniziale aveva dei contenuti e una grafica che, dopo, ci sembravano ormai passé. Quindi si è iniziato a lavorare da zero. A Berlino i 6 mesi di lavoro sono serviti per raccogliere nuovi contenuti. Poi un paio di mesi per creare la nuova veste e impaginare il tutto entro i tempi che ci eravamo imposti per l’uscita del primo numero.

(foto: Frizzifrizzi)
(foto: Frizzifrizzi)

Parliamo del tema: l’eros, il voyeurismo…

Non è un argomento semplice a livello di contenuti. Di materiale ce n’è ma il problema è ancora convincere le persone a parlarne.
Ma abbiamo fatto dei importanti passi avanti anche lì.
Purtroppo esistono ancora pochissimi contenitori per chi lavora nell’ambito dell’eros, e parlo di contenitori che non siano volgari né trash, di quelli ce ne sono fin troppi.
Ora che abbiamo dimostrato che quest’argomento si può affrontare con gusto e stile abbiamo avuto la fiducia di chi vuole dare voce a un tema del genere.

(foto: Frizzifrizzi)
(foto: Frizzifrizzi)

Ultimamente c’è stato tutto un filone di pubblicazioni internazionali erotiche (penso ad esempio a Odiseo, Grey, Extra Extra, The Opéra, Secret Behavior, Gypsé Eyes, Baron, Tissue…), alcune che cercando di orientarsi verso una dimensione più culturale, altre che invece ironizzano sul pecoreccio e il trash.
Quello che ho trovato davvero efficace in c.a.p. 74024 è il dialogo tra i contenuti, (testi e immagini allo stesso modo) e il progetto editoriale che, a partire dal formato, rimanda immediatamente a un magazine di moda, creando un’ambiguità davvero interessante.

Mi fa piacere che tu l’abbia visto così perché è proprio il nostro intento. Sicuramente vogliamo pure ampliare il discorso moda, ma anche lì sarà più facile ora, a prodotto finito. A parole spaventava. Anche se abbiamo avuto l’appoggio immediato di Vogue.it per la promozione del teaser e, in seguito, CorsoComo10 e Armani bookshop ci hanno accolto a braccia aperte fin da subito. Speriamo in una continua crescita.
La qualità dei testi e delle immagini è la nostra priorità. Un prodotto bello da sfogliare ma anche da leggere con calma.

(foto: Frizzifrizzi)
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Vi siete mai scontrati, creativamente parlando, tu e Antonio?

L’esperienza nel mio mestiere mi ha insegnato a visualizzare le cose per bene. Quindi anche solo quando Antonio mi parlava di alcuni contenuti capivo se potevano starci o meno. Due teste dure e creative non sono facili da mettere insieme ma il rispetto del mestiere di ciascuno ci ha permesso di lavorare bene.
Alcune delle idee e dei contenuti li ho dovuti “congelare” per il momento, perché magari rischiosi per il primo numero. Non vedo l’ora di farne altri in modo di esprimere al meglio la mia visione del giornale.

(foto: Frizzifrizzi)
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Ti va di raccontarmi come hai lavorato tu, a livello di art direction?

Una volta individuati i contenuti, ho meditato per ore, giorni davanti al timone. Riuscire a creare il ritmo e la fluidità corretta di una rivista non è facile. Ci si sente un po come dei compositori: deve esserci un’introduzione, un crescendo fino al punto saliente per poi arrivare a una conclusione. In tutto il “pezzo” deve esserci un ritmo e una fluidità, per rendere la lettura più piacevole.
Una volta stabilito il timone e il ritmo ho cercato di giocare con testi e immagini in modo di dare corretta importanza a entrambi.
Devo ringraziare Antonio che in questa parte del lavoro non ci ha mai messo becco, mi ha dato la sua completa fiducia e mi ha lasciata comporre in pace.
Il tutto mentre si raffinavano i contenuti, si sceglievano dettagli stampa e tante altri piccoli dettagli.
Fare una rivista in due, con aiutanti preziosi, ma senza redazione né mezzi adatti, non è facile. Questo primo numero però dimostra che è possibile.

(foto: Frizzifrizzi)
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E com’è stato poi vederlo finalmente stampato?

L’ultima “tirata” ho lavorato 30 ore di fila al computer e ho vissuto un’esperienza che assomigliava molto a un parto. Doloroso, ma che poi ti riempie di amore immenso.
L’ansia più grande per me era vedere la resa di stampa e il profumo della carta (piccole ossessioni del mestiere). Quando arrivarono le prime copie fu la prima cosa che chiesi ad Antonio: «com’è il profumo?».
E ha un profumo meraviglioso grazie al cielo!

(foto: Frizzifrizzi)
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Questo progetto segna il tuo ritorno nell’editoria dopo un po’ di tempo, se non sbaglio.

Esatto. L’editoria è il mio primo, grande amore. Ma la crisi del settore mi ha poi “costretta” a cambiare mestiere. Però non mi sono mai data per vinta. Negli anni passati ho continuato a specializzarmi nel campo editoriale e a lavorare su piccoli progetti.
Poi quando Antonio mi ha proposto di dar seriamente vita alla nostra idea, per quanto fossi ancora scettica e cinica nei confronti del mondo editoriale, non ho potuto rifiutare! E trovarmi davanti a un timone di nuovo… Saltellavo di gioia. Non c’è soddisfazione più bella per me. Costruire un progetto del genere e poi toccarlo, sfogliarlo, annusarlo. Sono soddisfazioni e emozioni uniche.

(foto: Frizzifrizzi)
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Che riviste stai leggendo o comunque quali ami di più in questo periodo?

Sai che mi hai fatto un domandone?
Io insegno questa materia allo IED e al NABA e faccio veramente fatica a prendere spunti dai magazine di oggi. Mi trovo comunque a dare riferimenti del passato ai ragazzi.
Intendiamoci, ci sono molte riviste belle in giro, è bello sfogliarle. Ma sono rare quelle che mi porto a casa. Forse perché ormai tutti vorremmo che fossero più incentrate su noi stessi. Tematiche più precise, che a alcuni possono interessare, altri meno. E a parte alcuni “master pieces” intramontabili come Numéro Paris, Wallpaper*, a casa mi porto numeri come I love you, che affronta tematiche diverse in maniera molto divertente, e Codex, rivista di lettere.
Infine devo essere sincera, l’unica rivista che compro ogni mese è Playboy. Ma è una vecchia abitudine che aldilà dei contenuti, che variano ogni anno, non cambierò mai. In bagno si legge Playboy.

(foto: Frizzifrizzi)
(foto: Frizzifrizzi)

Non ti facevo una da Playboy in bagno!

Colpa dei miei, sono cresciuta con Playboy in bagno. Parlo di Playboy Croazia. Una volta aveva veramente redazionali ed articoli belli. Era quasi una rivista per intellettuali…
Playboy Italia lo compro da quando vivo qui e inizialmente non era male. Negli ultimi anni sta facendo un po’ di errori però, dai, si salva ancora. Non ti dico le volte che ho mandato il mio curriculum li! So perfettamente come lo vorrei… Ma non mi arrendo.

(foto: Frizzifrizzi)
(foto: Frizzifrizzi)

Io ho lo stesso feticcio per Cronaca Vera. Anni fa mandai pure io il cv per fare il fotografo per loro, ma niente. E io invece mi sono arreso!
Tu comunque non hai nemmeno 30 anni ma ha già un’esperienza da veterana. Hai fatto di tutto: danza, teatro, canto, illustrazione, graphic design, art direction, hai creato stampe erotiche, fatto mostre, visto nascere e morire riviste, insegni…
Che altro ti piacerebbe fare, che ancora non hai fatto?

Una foto di Dea Curic insieme al primo numero di c.a.p.74024
Una foto di Dea Curic insieme al primo numero di c.a.p.74024
[Ride n.d.r.] È vero quanta roba!
Ce n’è una. Da piccola volevo essere la Madama di un bordello. Questo mestiere esiste, e secondo me chiudere i bordelli era la cosa più sbagliata da fare. Queste ragazze hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro, che pensa ai clienti, in modo che loro possano lavorare quanto più serene possibile. Al momento sto mettendo in piedi una start-up che è collegata a questo argomento ma non in termini di prostituzione, più alle problematiche del nudo sul web.
Mi sta molto a cuore l’argomento, e spero che avrà successo. Non voglio cambiare il mondo, so che è impossibile, ma nel mio piccolo, anche solo riuscire a sensibilizzare la gente su questo argomento, sarebbe già un successone. Sono certa che ne sentirai parlare quando sarà momento
Come hai detto tu ne ho già fatte di mille colori. E spererei tanto di riuscire a concentrarmi su un unica cosa. Di dare un po di ordine e calma alla mia vita. In cuor mio sarebbe l’editoria ma mi sono divertita molto a fare anche le altre cose. Però non so quanto questo sarà possibile. Ma per colpa mia, non per altro, perché non riesco a concentrarmi solo su una cosa. Troppo noioso .
E quindi non so… Andrò avanti, sperando di avere ancora la fortuna di creare cose belle, di regalare gioia amore e libertà, fino ad arrivare all’età dove potrò ritirarmi nella mia sedia a dondolo e leggere l’enorme pila di libri che non ho tempo di leggere adesso quanto vorrei.

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