L’evoluzione dell’auto in una serie di serigrafie

Non avendo la patente e trovandomi a fissare negli “occhi” le auto solo quando, attraversando la strada, rallento a passo d’anziano sulle strisce nel momento in cui vedo qualcuno arrivare sparato a tutta velocità (per la sola ragione di rompere il più possibile i coglione all’automobilista sbruffone), non avevo notato quanto, negli ultimi anni, i “musi” della macchine siano arrivati ad assomigliare a quelli dei tamarri che si depilano le sopracciglia.

C’è voluta mia figlia, che durante le passeggiate di tanto in tanto si fermava per puntare il dito verso qualcosa dicendo: «Guarda! Ride!»
«Ride cosa?»
«La macchina».
E in effetti la macchina rideva. L’espressione — tra fanali, mascherina, calandra e fashione — sembrava proprio quella.

Ma poi c’erano macchine che non ridevano per niente. Anzi. «Perché ha gli occhi così, quell’auto, papà?».
E allora ho iniziato a notare che le macchine che ridono sono solo quelle vecchie. E che i modelli degli ultimi anni hanno tutti uno sguardo aggressivo, da bulletto, da tamarro che si depila le sopracciglia, appunto, e lo dimostra anche questa serie di serigrafie lanciate da NOMO Design, studio creativo di Chicago che sta raccogliendo fondi, su Kickstarter, per realizzare stampe che celebrano i più importanti marchi del mondo dell’automobile, mostrandone i modelli storici e l’evoluzione attraverso una minimalistica rappresentazione grafica dei loro musi.

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