Ai grandi interrogativi del tipo «Com’è nato l’universo?», «Dio esiste?», «Qual è il senso della vita?», «Chi sono io?», hanno provato a rispondere, nei millenni, filosofi e uomini di scienza, artisti e religiosi, mistici e sciamani, comici e venditori di fumo.
Anche se ci soffermiamo sull’ultima domanda, apparentemente la più semplice, non basta spesso una vita per dare a sé stessi una risposta e, anzi, chi sceglie di porselo, l’interrogativo, chi prova a uscire dalla meccanicità e dagli automatismi del vivere quotidiano, deve percorrere una lunga e faticosissima strada anche solo per iniziare a percepire quel “pensiero di sé” che è solo l’inizio di un cammino ancor più accidentato per raggiungere la vera consapevolezza (il termine, come lo usiamo di solito, non è che l’ombra del suo reale e ben più profondo significato).
Non sarà certo quindi una rivista come Le Roy a poter offrire una risposta — e nemmeno una guida che spieghi come andarsela a cercare — ma questo nuovo magazine lanciato dal piccolo editore indipendente neozelandese DDMMYY prova comunque ad accendere la scintilla che possa far ardere il lumicino capace di illuminare almeno l’inizio del travagliato percorso, focalizzandosi sui temi della soggettività e di quello che loro definiscono come “self design”, auto-progettazione, trattando soprattutto argomenti come la sessualità e gli studi di genere.
Uscito finora in due numeri e interamente focalizzato sull’aspetto artistico di tale ricerca, Le Roy prende il nome da quel JT LeRoy che tanto ha sconvolto la letteratura mondiale coi suoi libri, in realtà un “avatar” maschile della scrittrice newyorchese Laura Albert.