Io il mio ce l’ho in casa, a due-passi-due dalla camera da letto e affacciato sul salotto, su per una scala a chiocciola che quando scendo di corsa per andare ad aprire al corriere o alla postina mi sento un pompiere che scivola giù dalla pertica.
Mentre lavoro sulla mia scrivania — dove tra appunti svolazzanti, vecchi scontrini, volantini, messaggi d’amore che mia figlia di tanto in tanto mi consegna, a malapena c’è posto per la tastiera — do le spalle alla mia dolce metà che, al contrario, si gode (ma con raziocinio) il suo ordine su un tavolo lindo e disciplinato, almeno fino a qualche giorno fa, quando approfittando del suo momentaneo ritiro per l’arrivo della nostra seconda figlia ho dato il via all’inesorabile espansione del mio disordine anche sul suo sacro territorio.
Quello che Ethel ancora non sa è che probabilmente non ci sarà ritorno. Che le scartoffie fanno quello che devono fare: scartoffiano. E i cumuli pure: si accumulano (magnetizzando al contempo altri cumuli). Così è. «Non è colpa mia, prenditela col secondo principio della termodinamica, quello dell’entropia ecc.ecc.», questo scriverò sul foglietto che le lascerò sopra a uno dei cumuli.
Le soluzioni sono due: rimboccarmi le maniche e mettere temporaneamente in ordine sfidando la fisica oppure alzare il tiro e provare a redimermi mutando definitivamente il mio modo di essere, utilizzando davvero (e non soltanto per i primi giorni di gennaio, come faccio di solito) agende, calendari, blocchi per gli appunti e simili.
E forse ne ho trovati di adatti a me.
Paper Pusher è una stamperia canadese che è un po’ anche casa editrice indipendente, un po’ fabbrica di idee di carta, un po’ bottega di pazzie autoprodotte. E a me le cose “un po’ questo e un po’ quello”, mai del tutto chiare, vagamente ammiccanti ma poi fondamentalmente al di fuori del coro, che lasciano le porte aperte al magma imprevedibile della cazzata dell’ultim’ora, al “facciamolo e vediamo che succede”, a me le cose così piacciono da matti.
Tra i prodotti in catalogo, oltre a un bel calendario in risograph, oltre una serie di stampe e di libricini illustrati, ci sono anche diverse idee per l’ufficio, tra simil post-It pensati appositamente per appuntarsi le scintille creative, un’assurda raccolta di diagrammi da riempire (quasi a dire: le nuvolette e le freccine le metto io, tu porta le idee e una bottiglia di vino) e addirittura un day planner che assomiglia vagamente ai canvas di Luigi Centenaro.
Paper Pusher, come promette il nome, dà dipendenza. Ti fai un giro e compreresti tutto. Compreso questo adorabile libricino piccino-picciò intitolato Materialists Anonymous, una sorta di guida in dodici passi su modello di quella degli Alcolisti Anonimi ma rivolta a chi soffre di dipendenza da materialismo (come chi per esempio accumula, invade scrivanie altrui e fa acquisti da Paper Pusher), che si abbina benissimo a un altro volumetto di cui ho parlato giusto qualche giorno fa.