The Great International Paper Airplane Book

– Papà, mi fai l’aeroplanino di carta?

Fino a una generazione fa questo super-classico avrebbe indotto qualsiasi papà a prendere semplicemente il primo foglio a disposizione e ripiegarlo con attenzione come a sua volta aveva imparato a fare da suo padre o dal padre di suo padre.

Ma i nuovi “adulti immaturi”, categoria a cui appartengo e alla quale IL, il mensile del Sole 24 Ore, ha dedicato il numero di novembre, non possono certo limitarsi a questo!
No, a questa semplice domanda del pargolo, che non si aspetta né più né meno che un pezzo di carta che riesca a stare in aria il tempo di dire «ooh», il “giovaneadulto”, con gli stessi gusti di suo figlio ma più secchione, perderà un’intera serata a far ricerche di aerodinamica e origami sul web, lasciando il figlioletto ai suoi crucci ed entusiasmandosi tra link, pdf, tutorial video.

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È così, lo confesso, che ho scoperto l’esistenza di The Great International Paper Airplane Book, libro uscito nel ’67 a seguito di un grande quanto assurdo concorso internazionale lanciato dalla storica e prestigiosa rivista Scientific American.

Uno potrebbe immaginare che in piena space age e col boom dei voli commerciali come simbolo di lusso e dell’incarnazione del sogno americano il concorso fosse stato concepito per celebrare l’ingegno Made in Usa ma in realtà lo scopo primario dell’iniziativa era di espandere la raccolta pubblicitaria della rivista.

Fu uno dei Mad Men dell’epoca, Howard Gossage, l’eccentrico anti-Ogilvy, uno capace di far fare la coda agli automobilisti americani nelle stazioni di servizio Fina per farsi gonfiare le gomme di aria rosa, capace di tirar fuori pazze perle di saggezza del tipo: «se avete da dire qualcosa di rilevante, non dovete rivolgervi a molte persone (basta parlare alle persone veramente interessate al messaggio), né dovete ripetervi troppe volte. Quante volte bisogna dirvi che sta bruciando la vostra casa? Quante volte dovete leggere un libro o una notizia o guardarvi un film? Se si tratta di una cosa interessante, basta una volta. Se invece si tratta di qualcosa di noioso, una volta è più che sufficiente».

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Fu Gossage, dicevo, ad avere l’intuizione. Quello della compagnie aeree era un mercato in grande espansione e con grandi capitali da investire: per chi, come lo Scientific American, aveva bisogno di inserzionisti, le varie Pan Am, TWA, American Airlines e United Airlines erano una preda molto ambita.
Ma come attirare la loro attenzione? Gossage pensò a un concorso. E inventò il 1° Concorso Internazionale di Aeroplani di Carta, che pubblicizzò su alcune tra le testate più importanti.
Tempo poco più di un mese e da ben 28 paesi arrivarono qualcosa come più di 12.000 partecipazioni.

Il concorso diventò un evento e l’evento — che a dirla tutta non portò granché nelle casse della rivista — venne raccontato in un libro, The Great International Paper Airplane Book, appunto, curato da Gossage e contenente la “case history” di una delle idee più bislacche di sempre in ambito pubblicitario ma anche le immagini dei 20 aeroplani di carta finalisti insieme ai tutorial per realizzarli.

Quel libro è ancora in circolazione — su Amazon lo trovi sia cartonato che tascabile a partire addirittura da 1 centesimo di dollaro.
E un papà infantile secchione è un papà che un paio di ore di ricerca + 1 centesimo + 14 euro di spese di spedizione li butta volentieri. Per sé, ovviamente. Con buona pace del pargolo che nel frattempo ha inventato, da solo, qualche altro gioco.

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co-fondatore e direttore
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