A ben vedere l’ultima cosa che dovrei fare oggi, anzi la penultima, l’ultima è mangiare, è scrivere di cibo. Da sabato 22 a lunedì 24, mentre nelle sale di Palazzo Re Enzo andava in scena Enologica – Salone del vino e del prodotto dell’Emilia-Romagna – io non ho fatto altro che bere, mangiare, scrivere di vino, cibo, artigiani, produttori di vino e cuochi, e discutere con amici, passanti, addetti ai lavori e non, di ciò che mangiavo, bevevo ecc ecc
Obtorto collo (di base, si sa, sono un po’ schizzinosa) ho assaggiato e in alcuni casi perfino gradito: salsicce di interiora di agnello (fegato e polmoni credo), animelle fritte, cotechino, piedini e codine di maiale bollite, tortellini, lumache.
Per un paio di giorni almeno conto di stare senza alcol, mangiando solo frutta e verdura, ma eccomi qui a scrivere di un libro di cucina giapponese per stranieri, che penso abbia colpito la mia attenzione proprio per quello che ho mangiato, letto, scritto e detto ad Enologia. Dove il concetto di identità e territorialità la fanno da padroni e urlano orgoglio.
Il libro si chiama The Foreign Japanese Kitchen e si tratta di ricette replicabili a casa, anche in occidente, e anche da te che leggi e me che scrivo.
Il volume mostra come preparare i pasti a casa “in stile giapponese” con ingredienti comuni in molti paesi occidentali e nasce da un progetto che mirava ad introdurre la cultura del cibo giapponese in Svezia attraverso l’uso di ingredienti disponibili localmente. “Perché se è vero che molti amano la cucina etnica, anche domestica, è anche vero che potrebbero preferire l’utilizzo di prodotti a km0”.
3 lingue: inglese, svedese e giapponese. 30 ricette per 7 pasti.
La tradizionale cena giapponese in famiglia composta da tanti piccoli piatti, di cui i commensali si servono a piacimento, era troppo (complicata?) per lo stile di vita svedese, così si è scelto uno stile chiamato Ichiju-Sansai, in cui un pasto è composto da una ciotola di riso, una tazza di zuppa, un piatto principale e due contorni.
Nel libro il tutto è presentato in una sorta di piatto unico anche se in Giappone verrebbe servito separatamente. Nelle ricette, ingredienti inaccessibili in occidente sono stati sostituiti con ingredienti localmente disponibili, ad eccezione di prodotti a base di soia e alghe. Questi due sono stati tenuti, “perché sono le chiavi per la sana dieta giapponese”.
A colpire ovviamente è il minimalismo, che regna assoluto.