Wrap My Desk: una pellicola che trasforma in lavagna qualsiasi tavolo

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L’appuntite è quella patologia psichica, tipica del terziario avanzato, che spinge chi ne soffre ad appuntarsi di tutto e soprattutto a cercare continuamente nuovi, più produttivi modi per appuntare-ricordare-fare, con la vana speranza di trovare prima o poi il metodo definitivo, testando soluzioni “vecchia scuola” come agende, post-it, pareti intere dipinte di vernice-lavagna da riempire di liste, schemi, mappe mentali e surreali tassonomie.

Oppure, per i più tecnologici, scaricando e installando compulsivamente ogni ultima novità in fatto di software GTD — acronimo che sta per Getting Things Done, metodologia che rappresenta (oltre che un ottima fonte si reddito per malvestiti guru dell’organizzazione che s’affa ciano compiaciuti dalle copertine dei loro best-seller) un’illusoria ancora di salvezza in un mondo dove il flusso continuo di informazioni e la raggiungibilità multicanale induce per forza di cose all’entropia appuntistica e a sviluppare la malattia diametralmente opposta all’appuntite, la procrastinite.

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Come per ogni seria patologia, di appuntite ne esistono molteplici tipologie, che risentono delle attitudini del malato: la mamma in cerca di rivalsa sociale sulla pelle del proprio pargolo svilupperà una forma di appuntite fatta di rigidi calendari organizzati attorno ai pomeriggi in piscina (lunedì e mercoledì), calcio o basket o danza (martedì e venerdì) e lezione di inglese (giovedì), “indispensabile” già dalla scuola materna.

Per il creativo fallito, invece, l’appuntite consisterà in uno sfog(gi)o appuntistico di slogan motivazional-banali, piccole, quotidiane scoperte dell’acqua calda e abbozzi di progetti ad altissimo tasso di inutilità, il tutto documentato e distribuito con ansiogena regolarità sui canali social. Mentre le “social medie perpetue” — energiche seppur dimesse versioni contemporanee delle vecchie donne di servizio dei sacerdoti — esprimeranno la loro appuntite tenendo nota dei compleanni e degli eventi importanti nella vita degli altri, ricordandoli agli interessati e suggendo mini-dosi di “senso della vita” da quei rapporti allo stato minimo.

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Ora, pur senza andare avanti con ogni singolo esempio di appuntite, mi pare di aver fornito abbastanza elementi per riconoscere chi ne soffre.
Ricordando al lettore spaventato dal possibile contagio che l’appuntite è in larga parte una patologia genetica e i casi di trasmissione da essere umano a essere umano sono rari e comunque leggeri e guaribili con un paio di serate di delirio alcolico e con un falò purificatore di agende, calendari e blocchi note, mi sento però in dovere di segnalare all’appuntista che la sua malattia la vive bene e perisino con orgoglio, un nuovo metodo per appuntare.

Si chiama Wrap My Desk e consiste in una pellicola da applicare a tavoli o scrivanie in legno per trasformarne la superficie in una lavagna su cui scrivere, disegnare, schematizzare, sfogare la propria appuntite con pennarelli che si cancellano a secco o con l’acqua (questi ultimi consigliati a chi non vuol rischiare di cancellare a colpi distratti d’avambraccio tutto ciò che s’è appuntato).

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Sviluppata da una squadra di malati d’appuntite — che in realtà non ha fatto altro che migliorare prodotti simili già esistenti sul mercato, probabilmente dopo essersi appuntato da qualche parte l’intenzione di farlo — Wrap My Desk lascia però aperta una speranza di guarigione: nel caso si dovesse tornare “normali” la pellicola si può rimuovere senza problemi e senza danneggiare i tavoli.

A dimostrazione di quanti siano coloro che sono affetti da questa terribile malattia basta dare un’occhiata su Kickstarter dove la campagna di raccolta fondi, iniziata appena qualche giorno fa, ha già ampiamente doppiato l’obiettivo di 4000 dollari.

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