Hemingwrite, la macchina da scrivere digitale

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Quando spiego che la maggior parte dei pezzi che scrivo, soprattutto quelli lunghi, li batto col silenzioso e caratteristico tap tap dei pollici (quello che assomiglia all’inizio di una pioggerellina estiva) su un iPad, di solito mi prendono per pazzo: «sull’iPad? Ma non sei scomodo?»

Sull’iPad, e non sono scomodo. Sono, invece, nello stato mentale perfetto: uno schermo bianco, delle lettere da pigiare, nessun’altra finestra aperta, niente notifiche, niente mail che arrivano, niente social-scocciatori, la possibilità di spostarmi da una stanza e l’altra, di scrivere dalla tazza del cesso, di prendere e uscirmene per cercare il posto perfetto.
Ora per esempio sono sdraiato sul letto di mia figlia (che è a scuola), nel silenzio totale (c’è un black out in tutto l’isolato), ma il pezzo l’ho iniziato dall’iPhone, in piazza, subito dopo un caffé (uso iWriter, un’app che attraverso iCloud si sincronizza con tutti i dispositivi, computer compreso e quindi mi permette di iniziare un milione di cose, pure in piena notte, e riprenderle ovunque, in ogni momento).

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L’equipaggiamento di chi scrive, dopotutto, è piuttosto semplice: un’idea, un foglio (reale o virtuale), qualcosa per scriverci sopra, del tempo, dello spazio. C’è chi riesce a lavorare anche in mezzo a bombe che cadono o accanto a un bambino che piange (che non è proprio la stessa cosa ma…) e chi invece ha bisogno della più totale solitudine. Chi — come qualcuno della “vecchia guardia” — non può proprio fare a meno del ritmo meccanico della macchina da/per scrivere (che dà il ritmo anche al testo, dicono), chi si è affezionato all’ormai mitica tastiera IBM modello M (la ”miglior tastiera mai costruita”), chi predilige il mac e chi appunto il tap-tappante tablet.

Ma da oggi, soprattutto per gli amanti del vintage (rivisto però alla luce delle nuove tecnologie), c’è un’altra possibilità: Hemingwrite, che della macchina da/per scrivere mantiene l’estetica e la tastiera meccanica permettendo però di scrivere in digitale, sincronizzandosi via WiFi o Bluetooth con iCloud, Evernote e Google Docs.
Hemingwrite funziona con l’e-ink, l’inchiostro elettronico — come quello del Kindle — e ha una batteria che dura sei settimane nonché una maniglia per portarsela ovunque, pure sull’atollo più sperduto, lontano da figli, suocere, esattori delle tasse, assicuratori, malvestiti e gasati venditori di contratti telefonici, elettrici…

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