Raccontare con la luce: intervista a Cristian Dorme

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Giochi di luce. Sguardi, soprattutto, che riescono a parlare pure quando gli occhi sono chiusi. Quelli di Cristian Dorme (qua su Tumblr, Instagram e Flickr) sono ritratti intimi, quasi rubati, congelati nell’istante decisivo in cui chi sta davanti all’obiettivo si spoglia della maschera e semplicemente “è”.

Giovanissimo — come i suoi soggetti, d’altra parte — Cristian a 19 anni è già un talento cristallino. Di quelli che non hanno bisogno di puntare sul “famolo strano”, sull’opera furbetta, sulla provocazione; di quelli che non hanno bisogno di seppellirti sotto a montagne di scatti giocando sulla quantità, più che su la qualità, o di stordirti con le dimensioni.

A lui basta una foto, nuda e cruda. Grande, piccola, stampata, vista su uno schermo, addirittura sbirciata per un istante sullo schermo di un telefono: fa lo stesso, funziona ugualmente, e ogni scatto ti racconta come questo artista classe 1995 — “nativo digitale” ma riservatissimo (non è stato facile farlo parlare di come lavora, cosa pensa…), nato in Moldavia e arrivato in Italia nel 2006 — abbia con la luce un rapporto privilegiato. E anche se ha iniziato a far foto per caso era evidente che il suo destino sarebbe stato quello di guardare il mondo da dietro il mirino di una macchina fotografica.

* * *

Chi è Cristian Dorme?

Cristian Dorme è un giovane fotografo nato in Moldavia nel 1995.
È una persona abbastanza riservata e solitaria, raramente si apre agli altri.
Preferisce la ritrattistica ed è sempre in cerca di nuovi volti interessanti.

E dove li trovi quei volti?

Di solito su Facebook.

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E come fai? Mi spiego meglio: trovi volti di “amici degli amici” e contatti quelli che pensi siano interessanti?

Esatto, ultimamente funziona così. Poi tra le persone che mi contattano capitano volti abbastanza interessanti.

Quindi facebook come serbatoio di soggetti. C’è chi rimane spiazzato dalla richiesta, tra quelli che contatti tu e non conosci direttamente?

Spiazzato non penso, alla persone fa piacere, o almeno lo spero.

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Come ti sei avvicinato alla fotografia?

Provando a post-produrre qualche scatto da solo, mi è piaciuto molto.

E quando hai deciso di farne, se non un lavoro (immagino non lo sia ancora), comunque una passione da portare avanti con costanza?

Da quando ho iniziato non ho mai pensato di smettere. Poi ci sono state delle persone che mi hanno incoraggiato e che hanno visto dei miglioramenti, ed è stato molto importante per me, erano soddisfazioni di cui avevo e ho bisogno anche ora.

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So che sei un autodidatta, ma secondo te il tuo gusto estetico da dove arriva? Il cosiddetto “occhio”, la capacità di trovare l’inquadratura migliore, la luce giusta, l’istante decisivo, credi sia innato o che in qualche modo ciascuno se lo “costruisca” attraverso l’esperienza, guardando ad esempio le foto dei grandi maestri?

Nel mio caso credo che me lo sia costruito attraverso l’esperienza, guardando pure i lavori dei grandi maestri. Credo che anche nella maggior parte dei casi degli altri funzioni così, ma non sempre si riesce a sviluppare questa capacità…

Quali sono i grandi maestri che ti hanno aiutato a costruire la tua idea di fotografia?

Helmut Newton, Elliott Erwitt, Luigi Ghirri.

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Tre idee di fotografia molto diverse tra loro.
Prima parlavi di persone che ti hanno incoraggiato. Chi sono?

Due miei cari amici e alcune amiche/conoscenti.
Spesso mi fanno i complimenti persone sconosciute e anche questo fa piacere.

Hai iniziato subito dai ritratti o ci sei arrivato solo in seguito?

Ho iniziato subito dalle persone.
Raramente faccio foto a paesaggi o foto in cui non ci siano persone.

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Puoi raccontarmi come lavori, di solito, su un ritratto? Come scegli la location, la posa, la luce… Parti dai soggetti e poi costruisci il resto attorno a loro o viceversa?

Scegliere la location non è facile, mi capita di scattare nella stessa location più volte. La posa è in base alla luce. La luce è fondamentale, per me tutto dipende da essa. Le modelle sono abbastanza libere nelle pose. Parto dai soggetti e li sposto in base alla luce e altri elementi presenti nella foto finale.

Però l’idea per lo scatto ti viene prima di trovare il soggetto giusto oppure dopo che hai trovato il volto giusto gli costruisci attorno lo scatto?

Non mi faccio mai idee prima di scattare. Quando sono sul posto con il soggetto davanti a me gli costruisco attorno lo scatto sempre in base alla luce.

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Quanto tempo lavori su uno shooting? E quanta parte del lavoro consiste nella post-produzione?

Di solito ci metto 4-5 ore.
Nel mio caso la post-produzione è abbastanza importante per il risultato finale ma se lo scatto originale non è un buono scatto allora la post-produzione serve a poco, perciò è più importante — credo — impegnarsi a fare dei buoni scatti e poi sistemarli successivamente per ottenere dei risultati migliori.

Usi solo digitale o anche analogico?

Solo digitale. Una settimana fa circa mi è stata regalata una FED 3, ma non so ancora quando la userò.

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A parte l’ultima arrivata sei di quelli che usano tante macchine fotografiche diverse o ne hai una d’elezione con cui lavori sempre?

Lavoro sempre con una Canon 1000D + 50mm 1.8

Mai utilizzata la camera oscura?

Mai.

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La vivi come una mancanza?
E che ne pensi del grande ritorno all’analogico da parte di tanti giovani fotografi?

Mancanza no. Apprezzo il fatto che tanti giovani scattino in analogico perché si impara molto e chi riesce ad ottenere buoni risultati è già ad un buon punto.

Nella fotografia in generale la luce, tecnicamente, è la grande protagonista. Ma nei tuoi scatti sembra che tu la utilizzi anche come un abito, per rivelare o nascondere – fisicamente ma anche e soprattutto interiormente – dettagli dei soggetti che fotografi.
Che rapporto hai con la moda?

Diciamo che non è ancora nato un rapporto tra me e la moda, forse più avanti.

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Parliamo dei volti. Mi interessa sapere come li scegli ma in particolare come li “leggi”.

Li scelgo in base all’espressione e lo sguardo.
Mi piace trasmettere malinconia attraverso le mie foto. Ai miei soggetti chiedo di non sorridere nelle foto, per il resto viene tutto naturale.

Prima dicevi di utilizzate spesso le stesse location. Quali sono? Che tipo di luoghi ti attraggono?

Non do molta importanza alle location, di solito mi servono per lavorare in tranquillità senza persone intorno. Spesso sono o luoghi abbandonati o natura.

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Hai iniziato a fare fotografia già in piena era digitale. Microprocessori per catturare la luce, software per la post-produzione, tantissimi siti per mettere il portfolio online, social network per promuovere il proprio lavoro.
Tu come hai fatto per farti conoscere? Blog, riviste online, social, appunto…

Facebook, Flickr e qualche pubblicazione su magazine online.

Hai mai ricevuto rifiuti? Porte – virtuali o meno – chiuse in faccia?

Ultimamente no. Forse all’inizio una o due volte, ma non mi sono perso niente.

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