1980 | foto © Doug Thomsen

L’evoluzione della scrivania negli ultimi 25 anni

Prima elementare. Suona la campanella. Si torna a casa. Lo scuolabus giallo si riempie in meno di un minuto. Aldo, l’autista, grida per mantenere la calma. Girano bigliettini segreti (Sauro a [sic!] detto che sei carina), girano astucci non si sa di chi, non c’è bambina con la coda di cavallo al sicuro da tirate di capelli mentre nelle ultime file infuriano battaglie lampo combattute con cartocci bagnati di saliva sputati via da biro-cerbottane. La colonna sonora è la cantilena — sol mi la sol mi le note della derisione — spezzata solo dalle risate acute scatenate da barzellette sporche che solo i più grandi capiscono (ma guai a non ridere tutti).

Curva dopo curva la collina scivola via fuori dai finestrini. A ogni fermata, dallo specchietto, gli occhi di Aldo fissano negli occhi quelli che devono scendere. Alla fine del lungo rettilineo alberato tocca a me. Scendo e saluto da fuori quella schiamazzante, disordinata e surreale “astronave” gialla che se ne va. Entro nel grande cancello della fabbrica, passo accanto a enormi aratri rossi e verdi, infilo la porta e salgo le scale. Mia madre è seduta alla sua scrivania. Io mi siedo in quella di fronte. C’è il fax, c’è il telex, c’è la calcolatrice “con lo scontrino”, c’è la stampante — perennemente in azione col suo zrig, zrig, zrig, sputando fuori numeri che solo mia madre riesce a leggere.

Lo schermo del computer è acceso. C’è un cursore verde che lampeggia (tre pulsazioni del suo cuore elettronico ogni due del mio cuore di carne). Il porta-timbri è pieno di timbri e io ne prendo uno, per riempire un foglio bianco con su l’intestazione della fabbrica di date sballate. Faccio finta di vivere negli anni ’90, addirittura mi spingo al 2000. Ma è solo il 1985.

Presto quella scrivania, come tutte le scrivanie, si sarebbe svuotata, in un’evoluzione naturale che ha portato quella miriade di apparecchi, libri, lavagne, calendari, calcolatrici e ogni genere di cancelleria ad essere sostituiti semplicemente da un pc (magari addirittura un tablet) e uno smartphone.
All’insegna della semplificazione e della portabilità — come dimostra il video in alto, realizzato da BestReviews — sacrificando un pezzettino (ma solo un pezzettino, eh!) di magia.

1980 | foto © Doug Thomsen
1980 | foto © Doug Thomsen
2005 | foto © Doug Thomsen
2005 | foto © Doug Thomsen
2014 | foto © Doug Thomsen
2014 | foto © Doug Thomsen
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