Gli orrendi micromondi di Satoshi Araki

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Scordatevi i micromondi fantastici di cui ho scritto nei mesi scorsi (se siete curiosi potete dare un’occhiata qui), panorami bellissimi, atmosfere magiche, casette da fiaba, alberi in fiore, dettigli idilliaci in cui immaginare un’esistenza più felice e stucchevole di quella in una pubblicità del Mulino bianco, prima che comparissero l’ex-sex-symbol spagnolo con gallina al seguito. Sono di pessimo umore, inquieta, irascibile, anzi no diciamolo incazzata nera, non so neanche bene il perché, ma so che voglio crogiolarmi nel mio stato, nell’attesa che passi. Voi felici, contenti, ottimisti statemi alla larga finché non cambia il vento.

Il quarantacinquenne giapponese Satoshi Araki deve essere del mio stesso attuale umore quando realizza le miniature che vedete nelle immagini. Micromondi che, una volta tanto, non riproducono la bellezza, ma discariche, città bombardate, caotici paesaggi urbani, sporcizia, degrado e perdizione.

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Una base di polistirolo, che taglia, vernicia, incolla e arricchisce di dettagli quasi maniacali.

Sul suo blog racconta che gli spunti visivi per queste sue creazioni se li procura con la ricerca per immagini di Google, inserendo come parole chiave “guerra in Iraq” e “rovine Iraq”. Già ma forse i più svegli di voi avevano notato le scritte in arabo sulle lattine sparse qua e là.

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