We Are The Not Dead | © Lalage Snow

We Are The Not Dead

We Are The Not Dead | © Lalage Snow
We Are The Not Dead | © Lalage Snow

Per quanto possiamo negare l’esistenza del nostro lato più brutale e ferino l’uomo è un animale che ama e al tempo stesso profondamente repelle la guerra. Come mezzo di risoluzione delle diatribe, per schiacciare vicini scomodi e dirimere questioni a cui non si vuole giungere con il dialogo, l’uomo ricorre all’uso della violenza con una facilità spesso inquietante. La violenza è la nostra merce di scambio con il fato, quello che ci è negato per principio o caso viene conquistato a suon di morti ammazzati.

Dalla scimmia di Kubrick che impugna con aria sardonica l’osso da spaccare in testa alla prima sua vittima…

…al conflitto armato moderno il passo è relativamente breve. Una manciata di frammenti di tempo nell’evoluzione del nostro pianeta.
Dall’antico guerreggiare a suon di mazze ferrate e colpi di maglio al moderno uso di droni senz’anima e senza occhi, la guerra miete le sue vittime ogni giorno. Il prezzo da pagare è sempre stato alto, gli innocenti e i vinti subiscono l’onda d’urto delle conseguenze di un conflitto ma anche i conquistatori pagano caro lo scotto di tanta violenza.

I moderni soldati degli eserciti occidentali sono spesso ragazzi che per pagare l’università si arruolano nei marines o nei corpi speciali degli eserciti del mondo, la paga è buona e le possibilità quando non si proviene da ceti elevati sono sempre limitate. Nei teatri di guerra non ci vanno mai i figli dei ricchi, sono troppo impegnati a vivere una vita di lusso con i soldi dei padri e la responsabilità di combattere per il presunto attacco alla loro libertà la lasciano volentieri agli altri.

We Are The Not Dead | © Lalage Snow
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Nel progetto fotografico seguito dalla fotografa Lalage Snow in Afghanistan il concetto di cambiamento e evoluzione assume un significato chiarissimo. Tre foto per ogni soldato, una prima, una durante e una alla fine del servizio per testimoniare il profondo e radicale cambiamento della persona quando questa viene sottoposta a terribili condizioni di vita e di stress continuo in teatri di guerra.

Quello che impressiona maggiormente non sono tanto i naturali cambiamenti di peso o dei capelli a cui tutti, bene o male, siamo soggetti, ma il vero e profondo mutamento che subiscono gli occhi. Se è vero che gli occhi sono come finestre aperte sulla nostra anima gli occhi di tutti i soldati ritratti sono diventati dei pozzi di cose da dimenticare, di disagi e situazioni che nessuno dovrebbe mai vivere, un caleidoscopio in cui i colori hanno perso tutta la loro brillantezza.

Mi rimane comunque un dubbio atroce ma fortissimo, dove sono le foto di tutte le vittime invisibili di ogni conflitto?

We Are The Not Dead | © Lalage Snow
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