Article22

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Immagina. 1964. Fai il contadino. Non sei un contadino qualsiasi.

La tua vita ruota intorno al tuo campo. La mattina quando l’aria è fresca e il sole ancora non ha deciso di fare capolino dalle colline, dopo esserti spruzzato il viso con l’acqua fresca di pozzo, ti avvii al capanno degli attrezzi per prendere la zappa e il badile.
Tua moglie ti ha cucinato qualcosa e avvolto il tutto in foglie di banano ti ha lasciato il pranzo pronto sul povero tavolo di legno che è l’unico ornamento della tua cucina. Grato di tanto amore, recuperati gli attrezzi, vai a slegare il bufalo che placido sonnecchia, sbuffando aria calda dalle narici, protetto dall’umido della notte, nel suo riparo.

La tua è una vita dura ma sei comunque grato di poter dare da mangiare ai tuoi figli con il sudore del tuo lavoro.

Non hai fatto in tempo a osservare le piante di riso che crescono ancora malsicure nella risaia quando d’un tratto avverti un rumore sordo, profondo.
Il cielo comincia a tremare, sfocato nelle prime luci del giorno, il diaframma vibra ed è scosso all’interno dal rumore caotico di eliche lontane. Ancora non lo sai ma preavverti che quel rivolo di sudore che ti corre lungo il viso sarà solo il primo di molti.

Odi un sibilo lontano, come di un sasso lanciato a tutta forza dal monello del paese, è più forte e si avvicina. Non sai esattamente cosa fare, se aspettare di capire o scappare dal quel frastuono così inatteso e irreale.
Lingue di fuoco, più alte del buddha della montagna si levano intorno a te, scoppi e grida e sagome nere riempiono il tuo orizzonte. Una pioggia di bombe innaffia la tua terra, distrugge la tua fatica e uccide tutti quelli che sono accanto a te.

Sei rimasto solo, hai freddo, il sole è scomparso.

Fuochi e danze di fumo si alzano in ogni dove e tu smarrito non sai cosa fare. Tutto è distrutto accanto a te e ancora non sai che quello che hai appena visto non è che l’inizio delle tua nuova vita.
Qualcuno lontano da te ha preso una decisione, il tuo paese confina per sbaglio con una nuova terra di conquista.

Il tuo nome è Noi e vivi nella provincia di Houaphanh in Laos.

2008. La 31enne di New York Elizabeth Suda sta viaggiando per il sud est asiatico e fino al 2010 gira il continente per il suo lavoro. In questo suo peregrinare Elizabeth rimane molto colpita da come i contadini laotiani riutilizzino spesso i residuati bellici per la costruzioni di oggetti quotidiani.
In Laos tutt’oggi a fronte dei 260 milioni di bombe sganciate durante il conflitto americano in Vietnam molti ordigni sono rimasti attivi, nascosti nei campi, pronti ancora oggi a mietere vittime sopratutto tra i bambini e i contadini.

Dopo aver speso gran parte del suo tempo a cercare di convincere gli artigiani locali a riutilizzare le schegge e gli ordigni disinnescati per creare gioielli, Elizabeth, ha lanciato la linea di gioielli Article22.
Vinte le diffidenze degli artigiani che pensavano non fosse possibile che le persone volessero comprare gioielli costruiti da strumenti di morte il mondo di Article22 si è diffuso ben oltre ogni rosea previsione. I gioielli ricavati dalle bombe adesso fanno bella mostra di sè in oltre 50 boutique in tutto il mondo, avendo conquistato il cuore degli acquirenti.

Sganciato e fatto in Laos è questo il motto inciso su ogni gioiello. Un monito di bellezza che nasce dall’orrore della guerra.

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