Stamattina ho messo le tue scarpe

Passato ferragosto e finiti i libri che decido di portarmi in vacanza, mi capita di ritrovarmi senza niente da leggere e di vagare con lo sguardo tra le migliaia di titoli della libreria di mio padre in attesa di un “segno”. E ogni anno, puntualmente, il libro giusto viene a me (e con me, perché poi di solito letteralmente glielo rubo e me lo porto a casa, attuando il più lento furto nella storia dei topi d’appartamento con la passione per la lettura).

Il libro dell’estate 2014 è una vecchia edizione di Esperienze delle vette, saggio pubblicato da Astrolabio nell’89 scritto da Piero Ferrucci, filosofo e psicoterapeuta torinese che incredibilmente ha una voce dedicata a lui sulla Wikipedia inglese ma non su quella italiana.
Ferrucci pratica la psicosintesi, branca (tutta italiana) della psicologia che punta alla realizzazione della dimensione spirituale dell’uomo attraverso la padronanza di tutte le proprie funzioni psichiche e la scoperta della volontà personale anche e soprattutto attraverso alle relazioni tra le persone.

illustrazione di Giordano Poloni
illustrazione di Giordano Poloni
illustrazione di Giordano Poloni
illustrazione di Giordano Poloni

L’empatia

In uno dei primi capitoli del libro si parla di empatia.
«L’empatia è un atto di disciplina interiore», scrive Ferrucci, «e una rinuncia temporanea a ciò che si è abituati a sentire e pensare. È un atto conoscitivo: ci si impregna dell’altro, oggetto o persona, fino a conoscerne l’essenza».
Si diventa “stranieri a se stessi”, dice il filosofo. Non solo con la testa ma con il proprio organismo nella sua totalità.

È ciò che con una metafora chiamiamo “mettersi nei panni degli altri”. Mentre gli anglosassoni, piuttosto che i panni, preferiscono le scarpe: “Put your self in my shoes!”, dicono.
E noi proviamo fin da bambini, appena iniziamo a percepire che non esiste solo il nostro punto di vista, ma poi, a dirla tutta, non è che ci impegniamo davvero poi molto per cercare di sintonizzarci sul punto di vista dell’altro. Ché per entrare negli altri bisogna prima perdere se stessi.

la Struttura Residenziale e Riabilitativa di Bevano
la Struttura Residenziale e Riabilitativa di Bevano
la Struttura Residenziale e Riabilitativa di Bevano
la Struttura Residenziale e Riabilitativa di Bevano

Mettersi nei panni, e nelle scarpe, dei matti

Ma che succede i panni — o le scarpe — sono quelli dei cosiddetti “matti”?
Potrai scoprirlo da te il 20 e 21 settembre a Pesaro con Stamattina ho messo le tue scarpe, seconda edizione di un’iniziativa nata nel 2012, ideata e diretta da Elena Mattioli e Flavio Perazzini del collettivo Lele Marcojanni e prodotta dalla Cooperativa Sociale Alpha.

Si tratta di un percorso alla scoperta della malattia mentale da svolgersi (gratuitamente) attraverso un percorso che dura appena mezza giornata e che si sviluppa in tre momenti chiave: l’assenza, la scoperta e il ritorno.

fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini
fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini
fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini
fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini

L’assenza

Si comincia col visitare la Struttura Residenziale e Riabilitativa di Bevano, a pochi chilometri da Pesaro. Di solito l’edificio ospita circa dieci pazienti, a cui se ne aggiungono una ventina che vanno lì soltanto di giorno a svolgere le attività del centro.
Chi decide di mettersi alla prova dentro alle loro scarpe (idealmente, non è che ti danno un paio di sneaker usate!) parte proprio dall’ambiente, per l’occasione completamente svuotato dall’umanità che lo abita, per “vivere” i segni, gli oggetti, la prospettiva, le luci, i colori, i panorami di chi sta lì.

fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini
fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini
fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini
fotogramma del documentario di Mattioli e Perazzini

La scoperta

Di ritorno a Pesaro si visita il centro storico dove, innestato nella normale quotidianità di una cittadina, va in onda, a spezzoni proiettati sui muri di alcuni palazzi, un documentario girato da Mattioli e Pedrazzini, in cui chi soffre di malattie mentali racconta le proprie storie, i propri pensieri, lo “scollamento” tra sé e il mondo tutt’attorno (che, per chi partecipa, continua davvero a “scorrere”, in un contrasto tra mondi che sicuramente toglierà il fiato agli spettatori o, meglio, ai testimoni sulla via dell’empatia).

l'edizione 2012
l’edizione 2012

Il ritorno

Alla fine del percorso (che in quanto tale implica una trasformazione in chi lo affronta) si tirano le somme insieme a un gruppo di specialisti, autori e animatori culturali.
E, soprattutto, si torna a casa “da stranieri”: frastornati, destabilizzati, disorientati, pieni di dubbi. La condizione perfetta per chi è alla ricerca di qualcosa, per chi sta esplorando, interiormente o esteriormente, l’altro da sé.

È proprio per questo che mi sento di consigliare cald(issim)amente quest’esperienza a tutti ma soprattutto ai più giovani, agli studenti (pure ai miei) e a chi in qualche modo si occupa di “narrazioni” (quindi chi scrive, chi fotografa, chi illustra…).

l'edizione 2012
l’edizione 2012

Come si partecipa (e una considerazione finale)

A Stamattina ho messo le tue scarpe ci si può iscrivere direttamente online (entro il 14 settembre).
La giornata del 20 settembre vede già il tutto esaurito ma ci sono ancora alcuni posti per il 21.

E a proposito di illustrazioni: quelle che vedi sono del bravissimo Giordano Poloni, che sul sito di Stamattina ho messo le tue scarpe, pubblica ogni settimana una propria interpretazione di una sorta di narrazione a tappe nell’ambito della malattia mentale.

illustrazione di Giordano Poloni
illustrazione di Giordano Poloni
illustrazione di Giordano Poloni
illustrazione di Giordano Poloni

Tra gli esperti del confronto collettivo finale, inoltre, c’è anche Matteo Farinella, che oltre ad essere un giovane ma già affermato autore di fumetti è pure un neuroscienziato.

Concludo tornando a Ferrucci. Perché dopo il disorientamento prodotto dalla pratica dell’empatia arriva la serenità: «Lasciando che altri esseri vivano in noi, sentiamo che ogni elemento è collegato col tutto […], riconosciamo noi stessi anche nel volto più diverso, nella situazione più strana, nel luogo più remoto: e allora in questo universo non ci capita più di sentirci stranieri».

l'edizione 2012
l’edizione 2012
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