Oltre a essere l’inventore del “magico” caleidoscopio, Sir David Brewster fu l’inventore della moderna scienza ottica e fu lui a sviluppare la stereoscopio (inventato da un altro sir, Charles Wheatstone) in modo tale da applicarlo alla fotografia, aprendo le porte a un mondo di cartoline in 3D e ai primi, embrionali esempi di “pornografia portatile” che di fatto procurarono allo stereoscopio la nomea di apparecchio indecente e pian piano (pare) causò un crollo nelle vendite di quello che nell’800 era uno dei pochi, veri strumenti capaci di procurare, a chi ci guardava dentro, delle illusioni realistiche.
Proprio dall’inventore inglese prende il nome una nuova rivista australiana — Brewster, appunto — che, unica nel suo genere, pubblica ogni quattro mesi un viaggio nel tempo e nello spazio andando a ripescare negli archivi dei musei vecchi stereogrammi e documenti dell’epoca, associando le immagini con i testi, convertendo le foto in modo da poter essere fruite con gli occhialini 3D distribuiti assieme al magazine e di fatto creando dei veri e propri reportage dal passato, frutto di un gran lavoro di ricerca.
La prima uscita, pubblicata qualche giorno fa, parla di un viaggio in Nuova Zelanda ed è proprio da lì che è partita l’idea della rivista: uno dei fondatori, Filip Bartkowiak, stava scartabellando gli archivi nazionali neozelandesi per realizzare un servizio sulla rivista di viaggi dove tuttora lavora e — sfoglia di qua, sfoglia di là — alla fine ha trovato una serie di vecchi stereogrammi che gli ha fatto scattare la proverbiale lampadina e che poi sono finiti sul numero d’esordio di Brewster.