Gianluca Canziani e Simone Curti sono due giovani bresciani. Rispettivamente 27 e 26 anni. Scenografo e costumista il primo, graphic designer il secondo.
Nel 2011, mentre uno si era appena laureato al triennio e l’altro, uscito fuoricorso, si era preso un anno sabbatico, hanno lanciato un proprio marchio. O, meglio, hanno “partorito un embrione” che solo anni più tardi sarebbe diventato un marchio, EcoComa.
«EcoComa è un nome che ci siamo inventati», mi spiega Gianluca, «per definire quel particolare stato in cui va tutto bene, non ci sono problemi particolari, eppure non si muove niente, le cose non vanno né avanti né indietro, che era proprio la situazione in cui eravamo noi all’epoca».
I due si sono incontrati per la prima volta all’università, mentre entrambi aspettavano fuori da una porta in attesa di un esame (ed ecco di nuovo l’attesa, la stasi). Hanno iniziato a chiacchierare di moda. Hanno capito di avere entrambi la stessa passione, soprattutto per le camicie. E si sono lanciati.
Dopo i primi passi nell’autoproduzione Gianluca e Simone si sono resi conto che c’era ancora molto lavoro da fare: «mancavamo di tutte quelle competenze, dalla sartoria alla distribuzione, necessarie invece per diventare qualcosa di più di una semplice meteora in un panorama già affollato», racconta Gianluca, lo scenografo.
Ma se all’epoca il progetto era ancora acerbo e non poggiava ancora su basi solide, il talento era chiaramente già ben evidente visto che a credere in loro e a prenderli sotto la sua “ala” di produttore e mentore è arrivato Gianni Serra, fashion designer già affermato che i due hanno incontrato praticamente per caso grazie a un’amica (anche lei prodotta da Serra, tanto per rimarcare, se mai ce ne fosse bisogno, l’importanza di queste rare figure che non si chiudono nella loro torre d’avorio ma continuano a cercare con estrema curiosità e umiltà giovani talenti a cui indicare il percorso nel tortuoso e spesso spietato Sistema Moda).
Quando ha saputo del loro progetto Gianni ha voluto vedere i loro prodotti e in brevissimo tempo li ha accolti nella sua società, la Ld Fashion Group, «evitando», come raccontano i ragazzi, «che ci perdessimo nel proverbiale bicchier d’acqua».
Da quel momento per EcoComa è cominciata una seconda vita. Vissuta alla velocità della luce, soprattutto dopo aver sposato la pazza idea di partecipare all’edizione estiva di Pitti Immagine Uomo senza avere praticamente ancora pronta tutta la collezione.
«È nata praticamente in un mese e mezzo», dice con orgoglio Serra.
Tutte le idee però erano già pronte da tempo. C’era “solo” da realizzarle, fotografarle e preparare l’allestimento. Tutto in tempo record.
Ed ecco quindi la prima, vera collezione di camicie EcoComa, ispirate al mondo dell’abbigliamento da lavoro, studiando prima la funzionalità di un capo e solo in un secondo momento l’estetica.
Abbigliamento da lavoro che negli ultimi anni è stato recuperato e reinterpretato dai marchi di tutto il mondo in molteplici varianti, dal ferroviere al boscaiolo, dal meccanico al pilota. Però forse questa è la prima volta che un’intera collezione vede come protagonista… un benzinaio.
Gianluca, lo scenografo, spiega il motivo: «da appassionato di cinema avevo in mente tutto un immaginario di film, da quelli anni ’50 a quelli di fantascienza, in cui a un certo punto c’è una scena, di solito marginale, in cui si vede una pompa di benzina persa nel nulla col classico ragazzo giovanissimo che con ogni probabilità è lì per svolgere il lavoro estivo, con la sua blusa che richiama i tradizionali tessuti da camicia, come il rigato, il filo a filo azzurro».
Nella collezione l’ispirazione non è stata tradotta pedissequamente ma è servita per dare il La a un’idea di camicia che mi auguro i ragazzi riusciranno a portare avanti negli anni.
Un’idea fatta sì di linee e tessuto ma soprattutto di dettagli, riservati però a chi la camicia la compra e la indossa: tasche, piping (bordo sbieco da inserire tra il tessuto esterno e la fodera, ripiegato e cucito, che contiene un’anima come un cordoncino che lo rende gonfio, ndr) e inediti bottoni pensati per evitare, tramite un apposito “piedino”, l’usura del filo, fabbricati ad hoc per EcoComa e ideati tra l’altro da un loro amico.
Quando chiedo a Gianni Serra perché ha scelto Simone e Gianluca lui, con lo sguardo che si illumina, dice: «sai cosa mi piace di loro, come pure degli altri ragazzi che produco? Che sono… vergini. Nel senso che hanno una pulizia che nella moda non c’è. Sono pieni di inventiva».
Ma tu a un certo punto li abbandonerai a loro stessi oppure continuerai a seguirli?, domando.
I ragazzi di EcoComa, ridendo, mi spiegano che quella domanda gliel’hanno già fatta loro, spaventati.
«No, non li lascio», dice orgoglioso Gianni. «Io e la mia socia lavoriamo per grossi marchi ma poi ci piace re-investire sui giovani, perché con loro ci divertiamo di più, perché sono progetti che aiutiamo a crescere e se un giorno vorranno lasciarci, che lo facciano un maniera “grande”!».
foto Maurizio Beucci