#diecifoto | Alba Zari

#diecifoto è una rubrica in cui ospitiamo artisti, designer, autori, musicisti, giornalisti—in pratica personaggi che riteniamo interessanti—e sbirciamo dentro ai loro telefoni chiedendo di raccontarci (e al contempo raccontarsi attraverso di esse) le 10 dieci foto più significative tra quelle che tengono al sicuro lì dentro.

Alba Zari
Fotografa, nasce a Bangkok nel 1987 per poi trasferirsi in Italia all’età di otto anni. E da quel momento non si è più fermata. Trieste, Bologna, New York e Iran, e ancora non sembra intenzionata a mettere radici in un luogo definitivo. Perché il viaggiare scorre nelle sue vene, è un istinto indomabile. Come fotografare. Ecco allora che i suoi scatti raccontano i suoi spostamenti, ma anche le persone che incontra, i loro corpi e le loro fragilità, in una ricerca fotografica intima, poetica e introspettiva.

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Koh Samui 1992.
Sono nata in Thailandia e sono cresciuta lì fino ai miei otto anni. Quando ci siamo trasferiti a Trieste mia nonna ci ha regalato un album con tutti i ricordi dell’infanzia passata in quelle spiagge. Penso che il mio amore per la fotografia risalga a quando sfogliavo quell’album. Lo facevo quasi tutti i giorni, provavo un fortissimo sentimento di nostalgia e di meraviglia. Mia nonna amava fare fotografie e io farmi fotografare e rivedere quelle foto.

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Trieste.
È la città in cui ci siamo trasferiti io la chiamo sempre Triste; è la città d’origine di mia madre. Trieste è strana, queste parole della poesia di Saba la descrivono perfettamente:

Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.

Sono andata via da Triste otto anni fa e ci sono ritornata ora, per restare un po’, per farla diventare il mio porto sicuro in cui poter fare ritorno. Sono sempre andata di porto in porto, di stazione in stazione senza mai fermarmi. E quando arrivo penso a ripartire. Non so spiegare questa sensazione di navigare aspettando la quiete e godersi la quiete aspettando la tempesta. I porti mi piacciono, tutti stiamo bene al sicuro, ma so che il resto è fuori.

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Sardegna, Cala Gonone.
Parlando di Porti e di mare penso alle sirene e ai marinai, queste storie di mare hanno portato a un progetto fotografico realizzato con Veronica Santandrea e intitolato Overcome the Oceans, Vincere gli oceani.
È una storia di mare e di passioni forti, è la storia di un marinaio in cerca di redenzione, in cerca di sirene. Le sirene conservano i volti di tutti coloro che hanno amato, il loro canto è un rimpianto di quello che è mancato. Sirene che aspettano di rivedere il viso del loro marinaio che ha navigato tutti i mari. Il cuore del marinaio ricorda i grandi velieri. Resiste nelle difficoltà tipiche marine: la notte, il freddo, la veglia, la rotta. E i suoi occhi conservano sempre la luce del largo. È un racconto fotografico che inizia come un fiume carsico, scava in profondità, per poi uscire, estivo, limpido, verso il mare.

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Veronica e Luca.
Per me fotografare è entrare nelle vite delle persone, vedere le loro fragilità, togliere le maschere, mettersi a nudo.

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Polaroid sx 70.
Un caro amico fotografo mi ha venduto una delle sue macchine fotografiche, da quel giorno non ho smesso di fotografare con questa Polaroid. Sono esperimenti, il risultato è più pittorico che fotografico, ma è il rapporto fisico con la materia che cerco.

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Positano.
Sono legata a quest’altra città di mare perché mia nonna vive lì, sì quella delle fotografie della Thailandia. È un posto meraviglioso sulla costiera amalfitana. È surreale.

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New York New York.
Dopo essermi laureata a Bologna — Dams Cinema — nel 2011 sono andata a vivere nella City. Sono innamorata di quella città, delle sue luci e della varietà persone che incontri lì.

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San Francisco Marzo 2014.
È la città in cui voglio andare a vivere presto.

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Hawaii Marzo 2014.
Il mio ultimo viaggio. Il giorno di Natale ho conosciuto un ragazzo che dopo due settimane mi ha detto: «Ehi, un mio amico si sposa alle Hawaii, perché non vieni anche tu!». Ed eccomi a fare le valigie ancora una volta per partire, sul Tropico del Cancro. Parto sempre seguendo l’istinto e mi vengono in mente le parole di un libro di Colette che ho letto, La Nascita del Giorno: una donna vanta tanti paesi natii quanti sono stati i suoi amori felici, e nasce sotto tutti i  cieli dove guarisce dal mal d’amore.

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Mesr, Iran Febbraio 2014
Ho visto oceani, mari, sabbia bianca, vulcani, soli, nuvole e tempeste ma è il deserto iraniano che mi ha cambiata. Quando dopo 12 ore di viaggio da Theran sono arrivata lì, in questa oasi dove non esisteva nient’altro che la sabbia e la luce, ho vissuto un’esperienza mistica e di solitudine. È difficile per una donna, per un’artista, entrare in Iran ma non mi sono mai pentita di averlo fatto. Sono andata lì perché qualche anno fa ho scoperto che il padre che non ho mai conosciuto ha origini Persiane. È stato importante vedere quelle persone e quei luoghi, le mie radici e la mia identità. Concludo con questa fotografia del deserto perché è il luogo più bello che ho visto fino ad ora, ci ritornerò spero molto presto per un progetto fotografico.

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