Le isole fantasma di Tobias Wüstefeld

L’anno scorso uscì un bellissimo libro, edito da Bompiani, intitolato Atlante delle isole remote. Raccogliendo e raccontando le storie—spesso bizzarre—di 50 isolette sperdute nel nulla in mezzo agli oceani, l’autrice, una scrittrice tedesca poco più che trentenne, fece sognare migliaia di giovani e meno giovani esploratori in tutto il mondo (ci fu addirittura chi le dedicò un asteroide, nel 2011, chiamandolo col suo cognome: Schalansky) dimostrando come pure nell’era dei satelliti e di Google Earth ci possa ancora essere spazio, sulle mappe sempre più dettagliate di questo nostro mondo che va rimpicciolendosi anno dopo anno, per la sorpresa, il mistero e il sogno.

Sull’onda del successo del volume (che nel 2009, quando fu pubblicata l’edizione originale, vinse anche un premio come miglior libro tedesco) iniziò a girare in rete il link a una pagina wikipedia in cui difficilmente ci si imbatte senza far ricerche specifiche.
La pagina, dedicata alle Isole fantasma, elenca tutti quei pezzetti di terra apparsi in passato sulle carte geografiche o nei diari di viaggio degli esploratori, poi scomparse per svariati motivi, dai semplici errori di navigazione (che portavano i marinai a pensare di trovarsi da qualche altra parte sulle carte nautiche) ai disastri naturali (vulcani, terremoti…) fino alle illusioni, alle allucinazioni o alla fantasia troppo accesa di qualche navigante ubriacone.

Molte delle isole fantasma sarebbero quindi né più né meno che classiche storie da marinaio (ma nel suo Allucinazioni, un saggio edito da Adelphi che pure consiglio vivamente, il neurologo Oliver Sacks racconta un fenomeno, chiamato cinema del prigioniero, che capita a chi si trova costretto a input visivi monotoni—come appunto i prigionieri, i marinai, gli esploratori delle regioni polari, i piloti, i camionisti: non a caso i più classici dei mestieri in cui capita di vedere ufo, mostri e altri strani fenomeni—e che consiste nel potenziamento dell’immaginazione o addirittura in vere e proprie allucinazioni che il cervello crea automaticamente per inserire variazioni nella monotonia visiva).

Che siano apparse e scomparse per errore, allucinazioni o disastri, ciò non toglie che immaginare delle isole fantasma nel 2014 suona sia anacronistico che irresistibilmente intrigante. Talmente intrigante che un artista e designer tedesco, Tobias Wüstefeld, ha provato a realizzare delle ipotetiche ricostruzioni 3d di tali isole, sconfinando ovviamente in un’estetica da film o libro fantasy…

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